Strano percorso quello dei Kiwi Jr., band canadese al terzo album, che ha saputo stupire i più attenti fra gli ascoltatori con l’esordio di due anni fa, “Football Money”, ed esaltarli con la seconda uscita (nonché prima per la storica Sub Pop), “Cooler Returns”, dello scorso anno.

In maniera abbastanza sorprendente, però, il quartetto di Toronto cambia le carte in tavola con questo nuovo “Chopper”. Innanzitutto si lascia alle spalle, almeno in parte, la nomea di band chitarristica in favore di un sound maggiormente legato al synth, strumento che può essere sia croce che delizia in base ai gusti personali, che nel loro hasobriporta fortunatamente più ad esperienze vicine al prog e alla psichedelia (ma anche al punk degli Stranglers), piuttosto che ai soliti anni Ottanta.

In secondo luogo perde molte influenze dei primi due lavori (dai R.E.M. ai Byrds, dagli Undertones ai Mudhoney) per abbracciare un unico nume tutelare al quale i dieci nuovi pezzi rimandano un po’ troppo: gli Strokes. Ma se essere descritti come una band  di “indie chitarristico con i synth” non è poi così male, venire riconosciuti come “gli Strokes con i synth” forse è un po’ demoralizzante.

Fortuna vuole che i ragazzi sappiano scrivere buone, se non ottime, canzoni: Unspeakable Things e Parasite II sono due anthem sui quali è impossibile stare fermi, Night Vision potrebbe uscire diretta diretta dall’esordio capolavoro di Casablancas e company, Contract Killers gode di un convincente mood dark, Downtown Area Blues è un pezzone punk di quelli con il botto e forse il punto da cui ripartire.

Andrea Manenti