Lo-Phone Sessions è la rubrica di indie-zone in cui vi presentiamo artisti solitamente fuori dal coro. La formula è molto semplice. Li intervistiamo e poi chiediamo loro di suonare una canzone per noi registrandosi con la fotocamera.
Questa volta è il turno di Phillip Jon Taylor, cantante, autore, producer e polistrumentista scozzese. Il suo nome è legato ai PAWS, band di Glasgow di cui è membro fondatore. Dopo aver girato il mondo per presentare al pubblico i quattro album pubblicati con il gruppo, ha deciso di intraprendere nuove avventure sonore e una carriera solista a suo nome.
Si tratta di un progetto acustico che lo ha portato a condividere il palco con amici del calibro di Japanese Breakfast e Scott Hutchison. Dopo un EP e un LP usciti nel 2020, la scorsa primavera Phillip Jon Taylor ha dato alle stampe un nuovo lavoro, “Supportive Partner Please Stand Here”.
Intervista a cura di Carlo Pinchetti
Ciao Phillip e grazie per aver accettato l’intervista. Prima di tutto congratulazioni per il tuo ultimo “Supportive Partner Please Stand Here”, ha qualcosa di magico. C’è chiaramente un’evoluzione sonora rispetto alla proposta più lo-fi del tuo primo album solista (che consiglio a tutti di ascoltare). Cosa è cambiato nel tuo approccio alla registrazione e alla produzione?
Solo un po’ più di tempo speso ad ambientarmi con la strumentazione e ad affinare i miei processi, registrando nello spazio che mi sono costruito. Ho poi fatto tanta pratica sulla batteria dall’ultima release. Ho imparato dalle produzioni vecchie e ho cercato di avvicinarmi al progetto con l’idea di creare qualcosa di cui poter essere entusiasta al momento del riascolto.
Il titolo del disco è molto dolce, immagino ci sia una storia o una spiegazione particolare dietro, potresti dirci da dove viene?
Di recente io e la mia compagna abbiamo accolto il nostro primogenito nelle nostre vite. Mentre lei era incinta e noi frequentavamo i tipici appuntamenti ospedalieri per ecografie, ecc, nella minuscola sala d’attesa in cui eravamo, c’era una sedia per le future mamme e un avviso di carta A4 attaccato al pavimento, che recitava: “Supportive Partner Please Stand Here”. Come un piccolo spazio A4 designato, che il partner può occupare. Ho subito pensato fosse divertente e specifico, ma anche intenso in quanto ha a che fare con il mantenimento delle misure covid negli spazi ospedalieri. Ecco, questa è la storia!
Cosa stavi guardando mentre scrivevi e registravi il disco? Avevi in mente un certo suono o certi riferimenti, o hai semplicemente seguito il tuo istinto?
Per lo più semplicemente mi immergevo qui nei dintorni, nella costa nord-orientale della Scozia. Ho fatto molte escursioni in montagna, passeggiate nei boschi e così via. Suppongo di essere anche visivamente ispirato a realizzare lavori da molte altre cose, come dipinti e ricordi. Tutto dipende dalla canzone su cui sto lavorando o dal momento in cui la sensazione colpisce. Di solito parte tutto con il tentativo di risolvere qualcosa che sto attraversando. Catarsi, ecc.
Sono molto affascinato dalla tua scelta di evadere dalla città per trovare un luogo più a misura d’uomo, che possa preservare la salute mentale, lontano dalla frenesia fisica, ma anche virtuale, del mondo social (che frequenti solo ogni tanto e con molta grazia). Confesso che è una scelta a cui penso spesso anche io, potresti raccontarci come è maturata e come ci sei riuscito?
Semplicemente non potevo più reggere il trambusto e lo stile di vita della città! Non ho bisogno di tutto quel caos per essere ispirato, cosa che ho capito verso la seconda metà dei miei vent’anni. Senza le distrazioni mi sento più libero di dedicarmi alle prove e posso puntare al miglior risultato possibile. Che sia musicalmente o visivamente. È un po’ un cliché, l’artista che si sposta in mezzo al nulla, ma le Highlands sono anche il luogo da cui vengo e può essere che sentissi una parte di me che desiderava di nuovo quell’habitat. Come un uccello che torna alla sua pertica, o qualcosa del genere ahah.
Ho visto che stai facendo dei concerti e so che ne stai pianificando altri. Che aspetto ha la tua forma live nel 2022?
Sì! Sono molto entusiasta di tornare a suonare per davvero! La cosa bella è che posso adattami ad ogni situazione in questo momento. Che si tratti di spettacoli da solista o con una band. Le prossime date da headliner, che ho fissato a Londra e Glasgow, suonerò con altri due amici alla batteria e al basso. Lo stesso vale per il live con i miei amici We Are Scientists. Spero poi che la band si espanda nel prossimo anno per riempire un po’ il suono, questo è l’obiettivo! Un paio di membri in più. Tuttavia, tutto è flessibile e la cosa ci piace!
Infine, so che sei anche un artista e hai una piccola etichetta/ufficio stampa che utilizzi per condividere i tuoi lavori musicali, quadri, così come quelli di altri artisti. Ti piacerebbe presentarci un po’ questo tuo altro mondo?
Certo! Dirigo una casa editrice artistica DIY e ora un’etichetta discografica chiamata Wish Fulfillment Press. È iniziato tuttto come un modo per pubblicare il mio lavoro fotografico e specializzarmi nella stampa di riviste d’arte di artisti che amo. Ultimamente ho pubblicato il mio disco solista tramite l’etichetta, che non vedo l’ora di espandere! Finora mi sono occupato di pubblicazioni d’arte di persone come Babak Ganjei, Irana Douer, Erin McGrath e più avanti quest’anno ci sarà una raccolta di poesie scritte dal poeta scozzese David Ross Linklater. Non perdetevelo…
Ultimo ma non meno importante: che altri artisti consigli di ascoltare in un’ipotetica playlist insieme ai brani del tuo nuovo disco (valgono sia le nuove uscite che roba vecchia!)?
In questo momento sto ascoltando molto l’ultimo disco di Willy Mason. Cassandra Jenkins. Dovresti dare un ascolto a Tendertwin, che ho avuto la fortuna di avere nel mio ultimo singolo Rear Window. Ascolto una vasta gamma di cose. Un minuto è Phoebe Bridgers, quello dopo Brian Eno o Jim O’Rourke, ma la mia autoradio è solitamente sintonizzata sulla musica classica. Sul mio giradischi in questo momento c’è un vecchio LP di George Gershwin che ho comprato per £ 1 in un negozio di beneficenza dopo una visita dal dentista…
Ecco il video live di Year Of The Tiger realizzato per noi da Phillip Jon Taylor:
Mi racconto in una frase:
Campione d’istituto di ping pong in prima media, distrattamente laureato in Filosofia, papà, scrivo canzoni con la chitarra e le canto.
I miei tre locali preferiti per vedere musica:
Ink Club (Bergamo), Biko (Milano), Bloom (Mezzago)
Il primo disco che ho comprato:
Nirvana “Bleach”
Il primo disco che avrei voluto comprare:
Nirvana “Bleach”
Una cosa di me che penso sia inutile ma ve lo racconto lo stesso:
A 14 anni sono stato selezionato per l’All Star Game del camp estivo di basket dell’Università di Syracuse, ma non ho potuto giocarlo perché avevo l’aereo di ritorno.