Stanchi e rassegnati come siamo, abbandoniamoci alla sensualità. All’eros, a quella peccaminosa tensione nei confronti della quale noi stessi nulla possiamo, appunto perché incapaci di contrastarne la forza. Languido e ammiccante, lo sento in radio (una radio mainstream, per giunta) e se non ho sognato, è perché avrei rischiato sicuramente un fatale e doloroso incidente in macchina.

Aaron Frazer è giovane, talentuoso, prima batterista dei Durand Jones & The Indications, ora in proprio, frontman di sé stesso e libero di sguinzagliare il suo falsetto così naturale e irresistibile per tutto il globo ascoltante. Se uscite freddini da Over You, beh ragazzi miei: fatevi vedere da uno bravo. Band incredibilmente dotata e affiata, di gente che ha suonato con Charles Bradley e tutta la scena soul/r&b che conta, sostiene con solidità ed energica convinzione Aaron nostro.

Mai un cedimento, passi indietro manco a parlarne, è tutto perfetto. Senza il sospetto, tuttavia, di una calcolata operazione retrò. E non è un caso che dietro alla macchina da presa sieda Dan Auerback dei Black Keys, coautore del disco e padrone di casa dello studio di registrazione a Nashville, Tennessee, che Dio lo abbia in gloria.

Tutto il pantheon 70’s è un riferimento incrollabile, celebrato con sincera riconoscenza. Curtis e Marvin, Brown e Aretha dall’alto guardano e si diranno perché mai, qui, si continui a metterli in mezzo. Voi che leggete sapete il perché. Ma se lo avete dimenticato ascoltatevi, rigorosamente prima del caffè del mattino, Bad News. Il 2021 vorrei ne fosse all’altezza.

Alberto Scuderi