Un lustro di attesa. Tanto ci è voluto per il ritorno di Michael Kiwanuka, una delle voci soul più credibili nel panorama mondiale. Un ritorno in realtà abbastanza in sordina. Kiwanuka sembra infatti essersi lasciato alle spalle sia i tratti più ballabili sia quelli più votati al rock dello scorso lavoro, a favore di un sound atmosferico, senza picchi né particolari invenzioni, lasciandoci in pasto solo la bellezza delle canzoni. Più Marvin Gaye meno Curtis Mayfield in generale, più David Gilmour meno Jimi Hendrix per quanto invece riguarda i soli, comunque presenti, della chitarra elettrica.
La partenza di Floating Parade, grazie ai coretti irresistibili posti in apertura, riporta alla mente le muse dell’isola del piacere del classico d’animazione “Le dodici fatiche di Asterix”, e proprio in un mondo di piacere e relax estremo, il musicista britannico, aiutato ancora una volta dal fidato Danger Mouse, ha deciso di accompagnarci per l’intera lunghezza delle 11 canzoni qui proposte.
La ballad è la forma vincente in questo lotto, nell’emotività della title track, negli arpeggi chitarristici di One And Only, nell’atmosfera on the road del (doppio) singolo Lowdown e in quella da tramonto in spiaggia di The Rest Of Me. La conclusiva Four Long Years propone un soul più classico.
Un album senza particolari guizzi, ma non per questo senza qualità.
Andrea Manenti

Mi racconto in una frase: insegno, imparo, ascolto, suono
I miei 3 locali preferiti per ascoltare musica: feste estive (per chiunque), Latteria Molloy (per le realtà medio-piccole), Fabrique (per le realtà medio-grosse)
Il primo disco che ho comprato: Genesis “…Calling All Stations…” (in verità me l’ero fatto regalare innamorato della canzone “Congo”, avevo dieci anni)
Il primo disco che avrei voluto comprare: The Clash “London Calling” (se non erro i Clash arrivarono ad inizio superiori…)
Una cosa di me che penso sia inutile che voi sappiate ma ve la racconto lo stesso: adoro Batman