Album d’esordio di un giovane cantate italiano. Premiamo play e vediamo cosa c’è in questa mistery box. Trenta secondi netti e mi rendo conto che era dai tempi del Ligabue anni ’90, quello che pronunciava le T come le G, che non sentivo qualcuno così abile nel mangiarsi le consonanti.

Questo Rares ha una voce calda, tipo figlio illegittimo di Tiziano Ferro con giusto due gocce di miele in gola per un timbro vocale più avvolgente… Però non riesco a capire che caspita dice mentre canta. Per farvi capire: ve la ricordate L’Aura? Quella bravina che un po’ cantava e un po’ mugolava? Ecco, Rares sembra la sua versione maschile.

Di questo disco, la traccia che sicuramente rimane più in testa è Marcellino, armonica e adatta ad una giornata di pioggia. Lodevole. Per il resto l’album sembra disteso su un divano fatto di soul, depressione e singhiozzi. Oh, non sto dicendo che è brutto, ma ha un mood che tende a trascinarti giù in maniera devastante, con dei picchi di tristezza tipo Mariottide.

Dopo tutto ‘sto down ho bisogno di almeno mezz’ora di Raffaella Carrà. Iniettatemela direttamente nelle vene (cit.)
Buona fortuna Rares, hai le carte per migliorare molto.

Marco Improta

 

La foto di copertina è di Marcello Della Puppa