A marzo sono usciti due album che possono fare luce su un nuovo modo di vedere il rock in questo periodo musicale: “Boarding House Reach” di Jack White (qui la nostra recensione) e, appunto, “Virtue” dei Voidz. Creatura del leader Julian Casablancas, in questa seconda avventura il progetto perde il nome del mentore, ma acquista in coesione e maturità. Pur non avendo alcuna Human Sadness (brano mitologico per la sua complessità e bellezza) nelle sue cartucce, questo secondo lavoro, che esce a ben quattro anni di distanza dal precedente “Tyranny”, è comunque un progetto che conta moltissimo sull’unione fra passato e futuro, rock ed elettronica, cuore e macchina, regalando un’atmosfera da Blade Runner, fra androidi ed umani, scontri ed unioni.
Il singolo (nonché opener dell’album) Leave It In My Dreams funziona come specchio per le allodole per i vecchi fans degli Strokes. Ruolo che condivide con Wink, mostrando un Julian Casablancas che non ci si aspetta, ma in cui sotto sotto tutti un po’ speriamo. La seconda traccia, QYURRYUS, mette invece ben chiare le carte in tavola, rivelando una sorta di ritorno al futuro (qui in salsa vagamente orientale) che accompagnerà l’ascoltatore per la maggior parte dell’album.
Lasciamoci quindi trascinare dal mood danzereccio della ballad sintetica Permanent High School, dall’omaggio alle star anni Ottanta come Michael Jackson o Prince di All Wordz Are Made Up o dal dark da stadio (Depeche Mode style) di My Friend the Walls. Come non citare poi il personale modo di attingere alla cultura hip hop di ALieNNatioN, il volo pindarico che si innalza fino alle vette dei toni vocali del ritornello in One of the Ones, il pop da terzo millennio di Lazy Boy o la ballad Pink Ocean, terrena nei suoni quanto celestiale nelle melodie.
Sorprendente la tripletta metal industrial, fra Slayer, Exploited e Ministry, di Pyramid of Bones, Black Hole e We’re Where We Were. Il meglio lo si trova però nella pace e nella bellezza folk della ballad voce e chitarra Think Before You Drink, ennesima dimostrazione della classe pura dell’ex salvatore del rock’n’roll newyorkese, così come nella conclusiva Pointlessness: ritratto di una notte buia accesa dai lampioni che illuminano la pioggia scrosciante, piccolo gioiello dalla forza cinematografica in cui i Voidz sembrano raccontare di aver visto cose che voi umani non potreste immaginarvi.
Andrea Manenti
Mi racconto in una frase:
Gran rallentatore di eventi, musicalmente onnivoro, ma con un debole per l’orchestra del maestro Mario Canello.
I miei tre locali preferiti per ascoltare musica:
Cox 18 (Milano), Hana-Bi (Marina di Ravenna), Bloom (Mezzago, MB)
Il primo disco che ho comprato:
Guns’n’Roses – Lies
Il primo disco che avrei voluto comprare:
Sonic Youth – Daydream Nation
Una cosa di me che penso sia inutile che voi sappiate ma ve la racconto lo stesso:
Ho scritto la mia prima recensione nel 1994 con una macchina da scrivere. Il disco era “Monster” dei Rem. Non l’ha mai letta nessuno.