Nei profluvi di uscite musicali di quest’epoca, in cui ogni venerdì dobbiamo fare i conti con cinque o sei dischi nuovi da ascoltare quasi di fretta, per dovere di cronaca, mentre si sale su un bus, si cerca parcheggio, si manda avanti il proprio onesto lavoro o ci si riscalda un pranzo, è difficile incappare in dischi atmosferici in grado di farci fermare anche solo per mezz’ora con orecchie tese verso parole, suoni e scelte artistiche. Foss’anche solo per ascoltare quello che hanno da dirci in un preciso momento.
Di atmosfere e cose da dirci, “Notturno”, il terzo disco degli Studio Murena (quarto se consideriamo la raccolta di beat “Crunchy Bites” del 2018), ne ha a sufficienza da invogliarci a ritagliare una meritata mezz’ora di ascolto meditabondo e rischiacciare play prima che arrivi il venerdì successivo.
La formula jazz-hop del sestetto milanese non viene stravolta, ma si irrobustisce di maturità, ulteriori preziose collaborazioni e la produzione di Tommaso Colliva, che dà il suo tocco alle torbide notti milanesi raccontate dall’MC Carma sulle eleganti composizioni di jazztronica crossover dei musicisti alle sue spalle. Un album oscuro, da luci di lampioni che scorrono sul parabrezza imperlato da gocce di pioggia mentre l’autoradio (o l’infotainment come dicono quelli bravi) segna un orario imprecisato dopo la mezzanotte. Da soli alla guida, o al massimo in compagnia dei propri pensieri.
Nonostante il piglio melodico più aggressivo nei ritornelli mai così aperti e che vogliono giustamente ambire a un pubblico più vasto e aperto all’hip hop, il gruppo ci tiene a specificare che il mood deve essere quello da jam session, e così vorrebbero che siano percepiti i loro concerti. In appena 33 minuti di run-time, gli Studio Murena aprono scenari vasti come il cielo aurorale della copertina, tra sinuose linee di basso, chitarre tanto leggiadre quanto distorte, batteria magistrale che non sconta nulla nei cambi di tempo e nelle accelerazioni e discese sulle tastiere impreziosite da un’elettronica mai così ingombrante negli episodi precedenti.
Le citazioni si potrebbero sprecare (“vorrei che mi stringessi in questa notte di stelle”), ma non renderebbero l’idea di quell’atmosfera di cui sopra. Tra i pezzi che rimarranno più impressi e celebrati dal vivo sicuramente bisogna menzionare la fisicità di Baba Jaga, il groove classico e citazionista di Nostalgia, la seduta psicotica da incubo di Tre porte di paura (canzone bomba) e il finale programmatico di Jazzhighlanders, terreno fertile per la produzione di Colliva. Risparmiamo qui l’elenco di ottime collaborazioni e riferimenti ad altre opere e artisti internazionali. Gli Studio Murena brillano già da soli come le stelle di questo cielo notturno.
Andrea Fabbri

I miei tre locali preferiti per ascoltare musica: Circolo Magnolia (Milano), Biko (Milano), Santeria Toscana (Milano)
Il primo disco che ho comprato: Coldplay – X&Y
Il primo disco che avrei voluto comprare: Weezer – Blue Album