Ritorna a grande richiesta “5 Canzoni bomba”, la rubrica in cui vi segnaliamo i brani migliori usciti nell’ultima settimana. Lo so, lo so, è stato un periodo di poca attività nonostante le molteplici uscite che il mercato ci ha regalato nell’ultimo mese, ma sapete com’è: Sanremo, il cambio di stagione, il nuovo vecchio Presidente della Repubblica, l’imminente terza guerra mondiale. Doveroso è quindi tornare per rimettere un po’ tutto in ordine e segnalare quello che d’ora in poi non dovrete più tassativamente perdervi mentre tutto crolla inesorabilmente. Buon ascolto!

 

Death Cab for Cutie – Waiting for the Sunrise

Ben Gibbard non si nasconde dietro a un dito. Grande appassionato della produzione di Yoko Ono, l’artista più invisa dal pubblico rock’n’roll, decide di rendere omaggio a questa figura comunque centrale con una di quelle operazioni che vanno tanto di moda oggi, ma sempre gradite: il raccoltone di cover. Lo fa chiamando a raccolta un parterre de rois della scena alternative tra cui U.S. Girls, Flaming Lips, Yo La Tengo, Sharon Van Etten, Japanese Breakfast, addirittura David Byrne e altri ancora. La raccolta si chiama “Ocean Child: Songs of Yoko Ono” ed è già disponibile ovunque. Raccoglie appunto una serie di canzoni a firma Yoko Ono che vanno in uno span temporale che ripercorre tutta la carriera dell’artista giapponese, non trascurando anche alcuni album con John Lennon. Non potevano ovviamente mancare i Death Cab for Cutie dello stesso Gibbard, che si cimentano in questa Waiting for the Sunrise, che conferma i sapori orientali inevitabili. Le canzoni rese in questa maniera sono sicuramente più accessibili, scevre dalle tonnellate di sperimentazione a cui Yoko Ono, nel bene o nel male, non si è mai sottratta. Un giusto e forse doveroso tributo che arriva nella settimana dell’ottantanovesimo compleanno della vedova di John Lennon.

 

Metronomy feat. Porridge Radio – Hold me tonight

Ormai i dischi da lockdown ci escono dalle orecchie, un vero e proprio genere a parte che ha fatto il giro e, diciamocelo, ci stanno pure venendo a noia. I Metronomy tornano con la loro personale versione della situazione con un disco che è l’esatto negativo di quanto espresso in “Metronomy Forever” del 2019, opera carica e pregna di canzoni che appartiene letteralmente a un’altra epoca. Ora i Metronomy sono più soffusi, mai così riflessivi, sottratti. Molte chitarre acustiche e sintetizzatori da cameretta invadono le nostre orecchie ad accompagnare testi che fotografano il mondo oggi, povero di commistioni e occasioni per spaziare. Esemplificativa in tal senso è la collaborazione con Porridge Radio, nenia da fine serata dolceamara in cui i Metronomy fanno i Cure più spensierati dritti dagli anni ’80 e Dana Margolin fa semplicemente quello che le riesce meglio col suo ottimo gruppo. Trasognante voglia di abbracci.

 

Simple Plan feat. Deryck Whibley – Ruin My Life

A proposito di collaborazioni, cambiamo totalmente il pattern. Sì perché dopo 20 anni e sicuramente fuori tempo massimo arriva un featuring che all’epoca ci sarebbe sembrato il non plus ultra del genere di riferimento, quel pop-punk scanzonato su cui era bello skatare e crescere. Simple Plan e Deryck Whibley dei Sum 41 uniscono le forze in un condensato del genere fatto in serie con metodica precisione da algoritmo. Non è che sia poi una canzone da mandare a memoria, ma in questi tempi di nostalgia e voglia di ripartire, capita a pennello. Da inserire nella playlist guilty pleasures e non pensarci più.

 

Qualunque feat. Marta Tenaglia – Starter

Non ci dimentichiamo ovviamente della nostra Cara Italia, che ha sempre cose succulente da proporre anche post-Sanremo. Oggi si va dalle parti di Qualunque, cantautore milanese ispirato che nella sua nuova Starter invita Marta Tenaglia (già comparsa su queste pagine con la sua bella “Alda Merini Centravanti” per cui non mi perderò troppo in sinossi sul progetto). I due fondono le loro armonie su una canzone d’amore di stile che gioca a viso aperto coi propri ricordi, in barba a chi pensa che nel 2022 innamorarsi sia tutto inutile.

 

Tamir – Better

E se avete voglia di ballare, ha senso buttare un orecchio anche su questo promettente Tamir: una sorta di Alan Sorrenti d’Israele se vi va di concedercelo. Better è una canzone che non malfigurerebbe in qualsiasi situazione, data la sua versatilità ritmica e melodica che la rende irresistibile sin dal primo ascolto, aiutata anche da un produzione precisa e una più che discreta performance vocale di Tamir Grinberg. Muoviamoci un po’.

A cura di Andrea Fabbri

 

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