A Marta Tenaglia si potrebbero attribuire tanti aggettivi, ma ci sono due parole che più di altre definiscono il suo progetto: evoluzione e consapevolezza. La cantautrice ventottenne esordisce con il suo primo album “Guarda dove vai”, uscito per Costello’s Records: il disco è stato elaborato e definito in questi due lunghi anni di pandemia, così come il progetto artistico in generale avviato con la pubblicazione di alcuni singoli (Bonsai, Ventilatore, Alda Merini e Osmanto).
A primo impatto la presenza di questi brani già pubblicati poteva suscitare qualche dubbio sull’uniformità, quindi sull’identità e sull’efficacia del disco, il quale invece, con grande decisione, ci dà un’idea chiara e precisa di cosa rappresenta, portando l’attenzione verso tutt’altro. Marta Tenaglia è un’autodidatta che prima della collaborazione con Costello’s aveva perseguito altri percorsi formativi e lavorativi. Questa chiaramente non è una giustificazione, piuttosto è uno dei motivi per cui fin dai primi singoli si palesa un approccio libero da qualsiasi
presupposto, ma soprattutto da qualsiasi fine standardizzato.
Tanti e ben chiari sono i riferimenti culturali e musicali che Marta rielabora con l’intento (direi già efficacemente concretizzato) di poter crescere in un modo tutto suo: una continua ricerca spontanea che le permette di spaziare, provare, crescere e quindi evolvere la propria identità artistica e personale. Un’identità varia ma coerente, riconoscibile e con la priorità di voler trasmettere il proprio messaggio. Un prodotto originale e in continua evoluzione, per niente preconfezionato e assimilabile ai tanti progetti che siamo abituati ad ascoltare.
Anche se ancora agli inizi, il percorso segnato dai primi singoli e dal disco stesso denotano la volontà di una crescita focalizzata e consapevole, sostenuta dal rapporto di fiducia con Simone Castello (Costello’s Records) e dalla collaborazione con Federico Carillo per la produzione musicale. Ascoltando il disco si rimane sorpresi dalla varietà tra i brani, che però non arrivano a confonderci grazie all’empatia e alla sensibilità espresse dalla voce, a volte delicata e sussurrata, che crea un’atmosfera intima di confidenza, come in Ventilatore, e in altri casi invece si fa più decisa, come in Chi può e Invibisile.
Gran parte del lavoro lo fa anche la produzione musicale, che riesce sempre ad accompagnare e creare il giusto rapporto per un risultato finale che va dal pop al nu-soul (Presomale) al suono più elettronico e cupo di Bonsai. Un’altra caratteristica identificativa di Marta Tenaglia è sicuramente il linguaggio: l’artista cerca di “responsabilizzare” le sue parole, caricarle di messaggi, impegnati o meno a seconda del brano, e farle arrivare all’ascoltatore. Qui si legge il valore e il ruolo che Marta dà a se stessa come artista, sia quando si concentra su temi sociali sia quando a parlare è la pancia.
Tra i brani più identificativi del disco c’è Chi può, quello più apertamente politico, che tratta il tema della parità di genere. Il brano è stato accompagnato da un video che ricontestualizza ad oggi “La riappropriazione della città”, il cortometraggio del 1977 di Ugo La Pietra. Anche Ventilatore si propone con un messaggio importante: imparare a dirsi sempre la verità senza giudicarla. Essere sinceri con se stessi, assecondare i propri bisogni emotivi e le proprie fragilità e non reprimerle, sia nel rapporto con la propria persona sia con gli altri.
Bonsai, uno dei brani più apprezzati, è forse quello più ricercato e strutturato sia come scrittura sia musicalmente. Questo è dovuto anche al fatto che è stato elaborato in un lungo periodo durato più di un anno ed è stato il primo in collaborazione con Castello e Carillo. L’artista descrive la canzone come strutturata su tre piani di lettura che si intersecano tra loro: Marta e i suoi valori sociali, le donne della
famiglia e il rapporto con loro, e in fine Marta con il suo vissuto personale.
Stranamente il titolo dell’album è l’ultima cosa su cui mi sono soffermato. Dopo l’ascolto è chiaro quanto sia emblematico, in quanto riassume tutto quello che è stato detto, introduce il valore portante del disco e del progetto musicale di Marta Tenaglia: la libertà di cambiare la propria direzione e di lasciarsi contaminare, di mettersi continuamente in gioco nel fare musica, purché tutto ciò avvenga con la consapevolezza nell’apprendere e nel comunicare.
Il progetto di Marta Tenaglia è un percorso avviato da poco. Parliamo quindi di un primo ma importante passo e di una prima esperienza discografica che però ha già fatto capire che non sarà nulla di già visto e di banale. Il 27 maggio 2022 l’artista ha suonato al MiAmi Festival di Milano, aprendo un piccolo tour che sta toccando diverse città italiane. Marta stessa ha dichiarato di dare molta importanza alla performance dal vivo e di aver lavorato per offrire uno show molto “suonato”. Andate a sentirla.
Giuseppe Maltese