Marco Costa è un soul-man originario della Toscana e che attualmente vive a Roma, culla della sua musica. Negli anni ha nutrito il proprio amore e la passione per la black music. Al termine del seminario “Bobby Durham Jazz Festival”, nel 2011 ha avuto una collaborazione in studio con Rodney Bradley, direttore di uno dei più grandi cori gospel di Philadelphia, Gregory Hutchinson e Massimo Faraò. Il 2013 lo ha visto trionfare al “Tour Music Fest” per la categoria “Best Singer of the Year”, per poi nel 2014 partecipare al talent-show Rai “The Voice”.

La sua musica racconta del grido di due anime e il desiderio di scoprirsi affrontando la sessualità senza veli né tabù. Il bisogno e la voglia di mettersi a nudo e farsi trasportare dalla passione carnale e dall’amore per la bellezza. Il suo nuovo EP si intitola “Ora”, così come il primo singolo estratto. Un brano che scuote l’ascoltatore, lo sorprende nella sua intimità e lo affronta. L’arrangiamento è potente: colpi diretti di rullante e curve sensuali create da sinuosi synth schiaffeggiano l’ascoltatore, riuscendo a suscitare sensazioni frizzanti e calde allo stesso tempo.

«Ora nasce dal mio amore e dalla mia passione per la bellezza – racconta l’autore – Diciamo che ho voluto trattare questo argomento perché molto spesso la sessualità viene vista come un tabù in cui ci sono delle regole. Quello che ho voluto trasmettere è invece la voglia di scoprirsi vivendosi senza alcun freno dando al brano un sapore un po’ piccante».

Per approfondire l’uscita dell’EP, gli abbiamo fatto qualche domanda.

 

 

Intervista a cura di Alessandro Benedetti

 

Chi è Marco Costa e come nasce il tuo progetto, sia dal punto di vista musicale che dal punto di vista personale?

Ciao, mi presento, sono un cantautore toscano, più precisamente della Versilia, e ho 27 anni. Fin da quando ero piccolo ho una grande passione per la black music d’oltreoceano, passando dal jazz al soul fino ad arrivare all’R&B e all’hip hop dei giorni nostri. Mi definisco pieno di sfumature perché mi piace farmi influenzare da colori, vibrazioni e generi diversi per poter poi mettere tutto insieme e creare qualcosa di mio. Questo progetto è la fotografia musicale di quello che ho vissuto durante il mio trasferimento a Roma dove ho avuto il piacere di incrociare sulla mia strada dei fantastici musicisti come Alessandro Pollio e Benjamin Ventura, con i quali nella mia cameretta abbiamo prodotto e lavorato su brani che avevo già scritto e sperimentato cose nuove, portando poi il tutto in studio con la band dando vita al mio primo Ep.

Nell’esperienza di The Voice of Italy hai mostrato carattere e delineato i contorni della tua musica. Qual è il futuro artistico di MARCO COSTA?

Diciamo che The Voice of Italy non ha delineato i contorni della mia musica, più che altro è stata una bella esperienza dalla quale ho imparato e avuto una buonissima visibilità, ma per me resta pur sempre uno show televisivo, che è ben distante dalla mia idea di musica, che si basa sul rapporto stretto con lo strumento e il live, dalle ore passate in camera rinchiusi a produrre alle ore passate in sala prove o su di un palco. Il mio futuro lo vedrei proprio li, su un palco a fare musica e a condividere ciò che mi piace, sempre alla ricerca di nuovi stimoli che mi portino a produrre qualcosa di nuovo.

Il nuovo disco che direzione indica dal punto di vista musicale e come pensi di essere arrivato fino a qui, qual è stata la strada percorsa?

La direzione non l’ho scelta io, ma le sensazioni, le influenze e i momenti che ho vissuto quando ho scritto queste canzoni, che mi hanno spinto a mescolare le sonorità della black music con la lingua italiana. Tengo molto a precisare che ho deciso di registrare questo lavoro cercando di ricercare sonorità sempre nuove, rimanendo fedele alla mia passione per i concerti dal vivo, dove si percepisce il vero corpo e suond degli strumenti. Per quanto riguarda la strada percorsa, io penso che ogni passo che si fa è l’inizio di una nuova avventura. Ovviamente la strada è sempre in salita, dura, bisogna fare dei sacrifici e metterci dentro del duro lavoro, ma alla fine porta sicuramente a delle soddisfazioni, se si è se stessi.