La bravura di un uomo così giovane come il nostro Declan McKenna sta tutta nella coraggiosa aspirazione a diventare astronauta senza nostalgia per la Terra, e pur avendone le chiavi di accesso non dimentica l’orizzonte
spaziale che gli auguriamo di non raggiungere mai. In Be an Astronaut e The Key to Life on Earth – due delle gemme incastonate in “Zeros”, LP di cui non ci scorderemo tanto facilmente – troviamo l’alfa e l’omega del carattere intrinsecamente libero e bizzarro di un 21enne destinato a non essere di questo mondo. E, proprio per questo, così prezioso da trattenere e dissuadere dalla fuga verso chissà quali pianeti.
Proviamo a pensare alla gioventù nostrana. In ambito musicale, uno dei primi spunti a venirci in mente è quello di un’ostentata specializzazione: chi nella trap, chi nel pop, tutti come prima cosa cercano e ‘ricercano’ una strada, molto più spesso delle coordinate a dire cosa si vuol essere, verso sé stessi e nei confronti del pubblico sempre così ansioso di etichettare. Ascoltando “Zeros” del nostro fanciullo talentuosissimo, questo viene sconfessato fin dalla prima traccia.
All’interno di un pop, tanto istantaneo quanto volutamente arty, in cui la gamma di generi anche solo accennati e di sfumature così originali spesso contenute in un singolo brano riempiono di stimoli l’ascolto, è forse di sincretismo che dovremmo parlare. Raramente un contenitore è stato riempito di materiali tanto disparati, eppure compattamente tenuti assieme dalla baldanza post adolescenziale.
Forse ogni ascolto del giovane Declan McKenna è il frutto elaborato di quello che ci viene servito: il David Bowie più glam, le acidità dei Beatles revolveriani, ma anche l’aggancio irresistibile degli Arctic Monkeys di qualche anno fa: tutto mescolato con apparente incoscienza e libero da ogni fisima cerebrale. Elementi per nulla scontati in tempi di esordi fin troppo cinicamente calcolati.
Nel frattempo su Netflix giorni addietro si guardava la protagonista di “Away”, astronauta in missione per conto della NASA, pronta al decollo verso Marte. Quando, lasciandosi alle spalle l’amore della sua famiglia, ha guardato il cielo, lo stesso sguardo, con gli occhi saturi di una curiosità inesausta, lo abbiamo immaginato identico a quello di Declan McKenna.
Alberto Scuderi
Nome e Cognome: Alberto Scuderi
Mi racconto in una frase: “Il matrimonio altro non è che quella odiosa ipoteca posta sui coglioni” Giuseppe Rovani. La frase è fortina e un conservatore come me non la condivide appieno. Tuttavia, l’avrei voluta scrivere per primo.
I miei 3 locali preferiti per vedere Musica: Paradise (Amsterdam), Ohibo (Milano), The Craftsman Jazz Club (Reggio Emilia)
Il primo disco che ho comprato: Rock is Dead (Singolo) Marilyn Manson
Il primo disco che avrei voluto comprare: Jagged Little Pill di Alanis Morisette
Una cosa di me che penso sia inutile che voi sappiate ma ve la racconto lo stesso: Ciascuno ha le sue: penso che il sapone di Marsiglia sia veramente insopportabile. Per le proprie mani, per l’ambiente in cui si spande come veleno, per la società che lo produce e per tutti coloro che si ritrovano a venderlo trasversalmente al pensionato come allo studente fuori sede sfigato che non conosce lozioni altre da applicare alle proprie falangi. Ci vorrebbe una grande petizione popolare: ah, se fossimo negli anni ’70!