Abbiamo dovuto aspettare otto lunghi anni per avere il seguito di quel gioiellino intitolato “Trick”, un peso massimo in terra d’Albione, che qui in Italia, come al solito, è passato completamente inosservato. Jamie T è tornato con “The Theory Of Whatever”, un lavoro pienamente all’altezza delle aspettative in cui il trentaseienne di Wimbledon gioca a mescolare la miglior musica inglese della sua generazione. Ecco quindi l’eco degli Arctic Monkeys, ma anche dei The Streets, il tutto frullato in un crossover irresistibile di cui solo i King Blues, fra i suoi contemporanei, sarebbero capaci.
Novello Joe Strummer, Jamie Alexander Treays (nome completo del Nostro) si fa paladino di tutte le influenze che il sottobosco londinese, fra black music, punk e rock, ha saputo ed ancora sa produrre, questa volta con un pizzico di pop in più che potrebbe forse fargli fare il grande salto anche fuori di casa. Sin dai primi due brani, 90s Cars e The Old Style Raiders, questo “The Theory of Whatever” si rivela irresistibilmente appicicaticcio nelle melodie. La tripletta British Hell / The Terror of Lambeth Love / Keying Lamborghinis mostra poi la faccia più aperta alle contaminazioni con rap et similia del nostro, mentre St. George Wharf Tower, come più avanti Talk Is Cheap, mostrano tutto il grande gusto di Jamie T nelle più classiche ballad.
Il furore punk non è perso e lo si può sentire appieno in A Million & One New Ways To Die e Between the Rocks. Inaspettata ma bellissima Thank You fra Blur e Pulp, mentre in Sabre Tooth sembra di sentire i Placebo ma senza la voce di Molko. Old Republican è un singolo che se fosse cantato da Richard Ashcroft o Robbie Williams farebbe sfracelli anche in radio qui da noi. La conclusione 50000 Unmarked Bullets chiude in bellezza con voce e pianoforte una delle migliori opere dell’anno.
Andrea Manenti

Mi racconto in una frase: insegno, imparo, ascolto, suono
I miei 3 locali preferiti per ascoltare musica: feste estive (per chiunque), Latteria Molloy (per le realtà medio-piccole), Fabrique (per le realtà medio-grosse)
Il primo disco che ho comprato: Genesis “…Calling All Stations…” (in verità me l’ero fatto regalare innamorato della canzone “Congo”, avevo dieci anni)
Il primo disco che avrei voluto comprare: The Clash “London Calling” (se non erro i Clash arrivarono ad inizio superiori…)
Una cosa di me che penso sia inutile che voi sappiate ma ve la racconto lo stesso: adoro Batman