L’inizio del nuovo album degli ZiDima, band lombarda dal nome di pirandelliana memoria, è una botta allo stomaco. È infatti probabilmente dai tempi dell’esordio del Teatro degli Orrori che in Italia non si sentiva tanta rabbia e urgenza di espressione come se ne sentono nella voce urlata – recitata, nelle chitarre graffianti e nella pesante sessione ritmica dell’iniziale Vale.

La storica band underground, attiva dalla fine degli anni Novanta, non si limita alle soluzioni hard, ma va a cercare un’identità anche nel crossover fra ciò che di meglio la nostra penisola ha saputo donare negli anni. Abbiamo quindi reminescenze hardcore, ma anche pregevoli spoken word che rimandano a volte ai Marlene Kuntz di Cristiano Godano (Chiara) e altre ai Massimo Volume di Emidio Clementi (Paolo e Rocco), slogan intelligenti che colpiscono in faccia come se i CSI si fossero dati al post-rock più violento e melodie oniriche figlie dei Verdena di “Solo un grande sasso” (Roby e Zita).

Entusiasmante è poi la figlia bastarda condivisa con un’altra grande band della scena pesante quale i The Death of Anna Karina, l’appunto Anna K., che fa sanguinare le orecchie con i suoi feedback lasciati liberi, come pure l’inno antifascista di Emme. Un disco che merita di essere ascoltato e del quale si spera si potrà godere dal vivo nel prossimo futuro. Aggiungo poi che fra le otto (sì, ben otto!) etichette che sponsorizzano il progetto in giro per l’Italia c’è pure la bergamasca Gasterecords, un vero sinonimo di qualità.

Andrea Manenti