I Tronco (o meglio TRÓNCO, come potete trovare scritto sulle loro pubblicazioni) sono una band acustica di Genova, dedita a un certo tipo di musica d’ambiente, con forti dosi di improvvisazione, ma con una compattezza e un’eleganza che ricorda più le forme armoniche di una conchiglia piuttosto che le onde di un mare in tempesta. Le tracce presenti sulla loro pagina bandcamp (che potete visitare qui) hanno il gusto colto del prog (privato della tipica ricerca barocca del colpo di teatro), il tono etereo del post rock e la misura della musica classica unita all’informità di generi meno codificati come il jazz e l’out rock.
Intervista a cura di Alessandro Scotti
La spina dorsale del gruppo è formata da quattro musicisti, ma gli strumenti usati e l’organico non sono scolpiti nella roccia come una classica band…
Siamo in quattro. Tito alla chitarra, bouzouki greco e clarinetto basso; Davide alla chitarra a 6 o 12 corde, armonica a bocca e banjo; Alessandro alla chitarra elettrica e percussioni e infine Tommaso al contrabbasso e synth. Gli strumenti usati e i ruoli di chi li utilizza non sono codificati. Attorno al nucleo del gruppo vengono fatti ruotare ospiti più o meno fissi. Poi c’è anche Carlos, che d’ora in poi curerà i visuals ed è quindi parte del progetto.
Data la curiosità di una proposta così in bilico tra armonia e fisicità dei timbri, viene spontaneo indagare sulle influenze e le esperienze alle spalle del progetto. TRÓNCO come punto di arrivo, quindi. Ma da dove siete partiti?
Ognuno di noi viene da un percorso personale. Tommaso ha un background acustico più lungo rispetto a noi tre. Ci siamo incontrati in modo naturale, anche se ci conoscevamo da tempo. Davide aveva organizzato un concerto di un gruppo acustico, tempo fa, non conta citare chi di preciso, che ci ha dato lo schiaffo giusto per passare all’azione rispetto a qualcosa che pensavamo già, che stava maturando tra di noi.
Se la musica dei TRÓNCO riesce ad essere misurata e improvvisata al tempo stesso, se riesce a tenere insieme poetiche apparentemente così lontane accorciandone la distanza, forse dipende anche dal modus operandi che vi siete dati…
Per noi le prove funzionano così: prima mangiamo assieme e parliamo e mescoliamo le energie, poi iniziamo a suonare. A volte nei gruppi e nelle situazioni in cui abbiamo suonato capitava di entrare in saletta senza neanche guardarsi in faccia.
E dal vivo come vi ponete? Che regole vi date?
Usiamo lo spazio come strumento, ci muoviamo in base al momento sonoro da evidenziare, ci piace usare l’ambiente così. Per alcune date estive che faremo prossimamente l’idea è usare anche un microfono omnidirezionale in aggiunta all’approccio acustico che ci contraddistingue. In ogni caso all’inizio non sentivamo il bisogno di suonare dal vivo, era solo vedersi per stare bene tra di noi, era vedersi per comunicare, suonare ma non per forza, poteva anche bastare fare altro. Poi abbiamo iniziato a suonare in teatro, inaugurazioni di mostre, insomma non nelle classiche location rock, e l’acustico è uscito anche da quello, come necessità logistica, ed è così che ci siamo resi conto di come un limite fosse una anche potenzialità.
Considerato quello che ci avete appena detto sui luoghi dove di solito vi esibite e visto che su Youtube avete pubblicato un vostro video, vorrei capire se avete delle ambizioni multimediali…
Certo, siamo interessati a collaborazioni anche extra musicali, anche per il valore relazionale che possono offrire. Per le prossime date, come detto prima, Carlos farà delle proiezioni; peraltro Carlos ha fatto anche le riprese per il video che hai citato.
Quanto c’è di improvvisazione nella vostra musica?
Molto, non vogliamo stendere partiture complesse e di difficile esecuzione, ma stabiliamo pochi semplici pattern e poi si respira di volta in volta in modo diverso all’interno di questi confini laschi. Sebbene amiamo diversi tipi di proposte, non abbiamo bisogno di ragionare sul genere di musica che stiamo facendo. Il nostro obiettivo non è quello di essere per forza originali.
Farete mai uscire qualcosa in formato tradizionale? Cosa si può trovare in giro per chi vuole conoscere la vostra musica?
Tommaso ha una label, la Torto Editions, con all’attivo un paio di uscite: un vinile di impro di Jean Renè (viola) & Tommaso Rolando (contrabasso), una cassettina in 50 copie di TRÓNCO e altre cose già in programma. Dopo il mini tour estivo ci chiuderemo 4 o 5 giorni in sala a suonare e a registrare un po’.

Mi racconto in una frase: vengo dal Piemonte del Sud
Il primo disco che ho comprato: “New Picnic Time” dei Pere Ubu è il primo disco che ho comprato e che mi ha segnato. Non è il primo in assoluto ma facciamo finta di sì.
Il primo disco che avrei voluto comprare: qualcosa dei Pink Floyd, non ricordo cosa però.
Una cosa di me che penso sia inutile che voi sappiate ma ve la racconto lo stesso: la foto della famiglia di mia madre è in un museo, mia madre è quella in fasce.