Ci sono voluti ventinove anni e ventiquattro lavori stampati (fra album, EP e compilation) perché il buon vecchio Anton Newcombe, leader assoluto della band psichedelica californiana The Brian Jonestown Massacre, usasse il nome del suo progetto principale come titolo di un disco. Motivazioni? Non reperibili. Questa ultima fatica discografica, infatti, non è né un greatest hits né una raccolta di canzoni che sintetizzino in modo completo il mondo sonoro creato in questi quasi tre decenni dai nostri, né rappresenta una decisa svolta artistica.

“The Brian Jonestown Massacre” è un disco composto da 9 brani, in cui manca l’elemento esagerazione che tanto ha avuto risalto in passato: nessuna canzone supera i 6 minuti di durata, c’è una totale mancanza dell’uso del feedback, mancano gli strati sovrapposti del periodo shoegaze, così come l’elettronica di quello che forse è stato l’ultimo grandissimo lavoro della band (“Don’t Get Lost” di appena due anni fa).

Chi si affacciasse per la prima volta all’universo sonoro di Newcombe and company, in questa nuova raccolta troverebbe probabilmente parecchie affinità con band decisamente più mainstream come gli Oasis di “Be Here Now” o la garage band di successo Black Rebel Motorcycle Club. In verità, sarebbe forse più giusto dire che sono state proprio queste ultime due band ad essersi omologate ai Brian Jonestown Massacre, e non viceversa.

Chitarra ritmica, spesso acustica, che ripete in modo ipnotico gli stessi accordi, una solista che si diverte, un tamburello a tenere il tempo, una voce strascicata. Semplicità. Bellissima semplicità. Ladies and Gentlemen: The Brian Jonestown Massacre… E quanto ci piacciono ancora oggi!

Andrea Manenti