A soli due anni di distanza dall’ultimo fortunato “Spare Ribs”, Jason Williamson e Andrew Fern, duo meglio noto come Sleaford Mods, torna a sconquassare le giovani menti inglesi intasate da smog, politica, brutta tv e clima grigio. Ormai al dodicesimo album, i due musicisti, dopo un inizio maggiormente dedito al punk stradaiolo e ai suoi slogan, si sono lentamente adagiati, almeno musicalmente, in una comfort zone fatta di ritmi post-punk ipnotici, fraseggi rap tipicamente british, rabbia e ironia.
Se negli anni ’70 (e non solo) erano i Ramones a scuotere la gioventù dall’apatia con una formula che era sempre la stessa, e se negli anni ’80 era toccato ai Motorhead, oggi ci sono gli Sleaford Mods. Nulla di nuovo, dunque, tutto garantito. Ma se uno come Iggy Pop li erige ormai da anni a suo gruppo contemporaneo preferito, un motivo ci sarà. Quindi se non conoscete la coppia made in Nottingham, date loro una possibilità. Questo album, come d’altronde qualunque altro, potrebbe essere un ottimo appiglio da cui partire.
Citiamo, come diversivi, almeno le due collaborazioni: quella con Florence Shaw dei Dry Cleaning nella claustrofobia elettronica di Force 10 from Navarone e quella più inaspettata con i signori Perry Farrell e Dave Navarro dei Jane’s Addiction nel singolone So Trendy.
Andrea Manenti
Mi racconto in una frase: insegno, imparo, ascolto, suono
I miei 3 locali preferiti per ascoltare musica: feste estive (per chiunque), Latteria Molloy (per le realtà medio-piccole), Fabrique (per le realtà medio-grosse)
Il primo disco che ho comprato: Genesis “…Calling All Stations…” (in verità me l’ero fatto regalare innamorato della canzone “Congo”, avevo dieci anni)
Il primo disco che avrei voluto comprare: The Clash “London Calling” (se non erro i Clash arrivarono ad inizio superiori…)
Una cosa di me che penso sia inutile che voi sappiate ma ve la racconto lo stesso: adoro Batman