Dopo esattamente vent’anni, Iggy Pop decide di riprovarci. Come accadde per “Skull Ring”, anche oggi, in questo “Every Loser”, l’obiettivo primario sembra quello di allargare il proprio audience alle nuove generazioni. In entrambi questi dischi, infatti, si nota innanzitutto una gran serie di ospiti (Duff McKagan dei Guns’n’Roses e Chad Smith dei Red Hot Chili Peppers presenti in scaletta) e il tentativo di riappropriarsi degli stilemi sonori che ne hanno caratterizzato ed esaltato l’intera carriera, portandolo ad essere universalmente riconosciuto come il padrino del punk.
Abbiamo quindi l’Iggy Pop primordiale in odore di Stooges (certo, vent’anni fa c’erano anche i compagni di band originali), basti per questo ascoltarsi il singolo tritatutto Frenzy; il rock’n’roll malatissimo di Modern Day Ripoff, che sembra essere uscito direttamente dalle sessions del 1973; l’hardcore velocissimo di Neo Punk, in compagnia di colui che negli ultimi anni sta davvero ergendosi a titolare del punk da classifica, Mr. Travis Barker, e l’acida All the Way Down.
Abbiamo però anche l’Iggy Pop spaccaclassifiche degli Eighties in brani come Strung Out Johnny e Comments; l’adulto autore di rock classico decisamente Nineties nelle ballad New Atlantis e Morning Show, così come nell’epicità della conclusiva The Regency, la cui struttura non può non ricordare certe composizioni dei Jane’s Addiction (due dei quali, Dave Navarro e Chris Chaney, sono infatti presenti insieme al compianto Taylor Hawkins, qui alla sua ultima registrazione prima della prematura scomparsa). Abbiamo infine i divertissement quasi jazz e recitativi dei due interludi The News for Andy e My Animus.
“Every Loser” è quindi un album poco omogeneo e in definitiva non all’altezza dei due precedenti (“Free” del 2019 e “Post Pop Depression” del 2016), ma che sicuramente raggiungerà lo scopo che si è preposto già in fase di registrazione. Nel frattempo riesce ancora una volta a regalarci un Iggy Pop grintosissimo e più che convincente: niente affatto male per un quasi settantaseienne.
Andrea Manenti

Mi racconto in una frase: insegno, imparo, ascolto, suono
I miei 3 locali preferiti per ascoltare musica: feste estive (per chiunque), Latteria Molloy (per le realtà medio-piccole), Fabrique (per le realtà medio-grosse)
Il primo disco che ho comprato: Genesis “…Calling All Stations…” (in verità me l’ero fatto regalare innamorato della canzone “Congo”, avevo dieci anni)
Il primo disco che avrei voluto comprare: The Clash “London Calling” (se non erro i Clash arrivarono ad inizio superiori…)
Una cosa di me che penso sia inutile che voi sappiate ma ve la racconto lo stesso: adoro Batman