Avviso a tutti i lettori: questa recensione è al 100% emotiva e quindi soggettiva, il contrario esatto di quello che una recensione dovrebbe essere. Solo così sono in grado di parlare dei Blink-182.

Era il 1999, avevo 12 anni e frequentavo le scuole medie. Già ero invasato di band come Nirvana e Clash, grazie a mio zio che l’estate prima mi aveva portato dal Messico una quantità immensa di CD che pagava molto molto poco. Uscì “Enema Of The State” e sulle prime non mi fece chissà quale grande effetto. Tutto cambiò appena mi accorsi che i miei compagni di scuola (tutti, persino quelli che fino a due settimane prima ascoltavano solo e unicamente Gigi D’Agostino) sfuggivano le lezioni di matematica isolandosi con le loro cuffiette al ritmo scatenato di What’s My Age Again?, Dumpweed, All the Small Things, eccetera… Fu uno shock: forse c’era ancora speranza.

Sono passati ventiquattro anni da quei giorni e di speranza in ambito musicale ne è rimasta purtroppo poca. Ciò non toglie, però, che il disco del ritorno della formazione d’oro della band californiana, quella con Mark, Tom e Travis, lo volessi comunque ascoltare. Fosse anche solo per nostalgia.

Nostalgia. Sì, questa è la parola. Nostalgia è ciò che mi ha preso la prima volta che ho visto il video della title track, ballatona strappalacrime riconducibile musicalmente al periodo dell’ottimo album omonimo (pubblicato esattamente 20 anni fa…).

Nostalgia è ciò che mi ha preso anche durante la visione del video del successivo singolo Dance with Me, con i tre eroi della mia giovinezza alle prese con un gustosissimo pop punk omaggio ai sacri Ramones, debitamente tributati e scanzonati per tutti i quattro minuti del pezzo. Nostalgia all’ascolto di ognuno degli altri quattro singoli pubblicati anticipatamente e tutti riconducibili a una fase diversa della carriera dei Blink-182.

Nostalgia è ciò che ho provato durante l’ascolto di questo disco della reunion formato da diciassette brani, alcuni sicuramente evitabili, ma che nell’insieme, devo dire, sono (s)oggettivamente molto meglio di qualsiasi cosa potessi aspettarmi. Nostalgia. Ed è giusto che sia così.

Andrea Manenti