Dopo la fine dei Modern Baseball, band emo/pop/punk con la quale aveva raggiunto un discreto successo, anche fuori dagli Stati Uniti, Jake Ewald ha deciso di dedicarsi anima e corpo a quello che per anni è stato il suo side-project: Slaughter Beach, Dog. Ad agosto l’etichetta Big Scary Monsters ha pubblicato il suo ultimo LP, “Safe And Also No Fear”. Ne abbiamo approfittato per raggiungerlo virtualmente mentre era in tour e fargli alcune domande.
Intervista a cura di Carlo Pinchetti
Ciao Jake, grazie per l’intervista. Sei soddisfatto del tuo nuovo disco? Hai raggiunto il risultato che ti eri prefisso in partenza?
Sono orgoglioso del disco. Il nostro unico vero obiettivo era fare ciò che sembrava giusto per ogni canzone e penso che sia stato raggiunto. Non siamo entrati in studio con un suono o uno stile particolare che volevamo esprimere, ma sono contento del risultato. È stato bello provare alcune cose nuove.
La scelta di passare da un progetto (quasi) solista al ritorno a collaborare con una full band da cosa è stata motivata?
La transizione è stata davvero organica. L’idea non è venuta fuori fino a quando non abbiamo fatto un intero tour con la formazione attuale e ed è stato impossibile non vedere quanto fosse bello suonare insieme. Volevamo portare questa sensazione oltre alla dimensione live e capire come sarebbe stato scrivere e registrare come una vera band.
Nell’evoluzione da Modern Baseball a Slaughter Beach, Dog si nota inevitabilmente una crescita non solo musicale ma anche semplicemente anagrafica. Ti senti più a tuo agio adesso?
Adesso mi sento più a mio agio, ma non per un motivo particolare. La mia vita ora è incredibilmente diversa rispetto a tre o quattro anni fa; mi sento molto più sereno, concentrato e focalizzato. Ho apportato molti cambiamenti personali che erano lì in sospeso da tempo. La cosa ha influenzato la mia scrittura e mi ha aiutato a iniziare a guardare più al di fuori di me. Ho iniziato a sentirmi meglio perché stavo anche diventando più libero nela mio modo di scrivere e inoltre stavo finalmente imparando a staccarmi da un’identità davvero ingombrante che avevo costruito negli anni. Ho imparato ad accettare che sarò sempre uno “studente”, non solo del songwriting ma di tutto ciò che mi circonda, e questa consapevolezza ha fatto molto per il mio spirito. Ha rimosso molta pressione inutile. Contemporaneamente, mentre la mia vita stava cambiando i miei gusti musicali si stavano muovendo in una direzione leggermente diversa, ed è stato davvero naturale iniziare ad assecondarli mentre continuavo a scrivere.
Come funziona il tuo processo di scrittura? È la classica situazione con chitarra nella stanzetta oppure è un processo più corale?
È un po’ di tutto ultimamente. Dipende molto dalla canzone. L’unica costante è che scrivo sempre i testi quando sono solo, anche se in realtà pure questo aspetto sta diventando un po’ meno definito ora.
Quali ascolti e quali band hanno influenzato la realizzazione di “Safe and Also No Fear”?
Abbiamo cercato di non emulare gruppi particolari durante le registrazioni, e penso che questo ci abbia aiutato a mantenere aperte le nostre opzioni sonore da canzone a canzone. Inoltre di solito preferisco non ricercare influenze specifiche su determinati dischi perché è un passaggio mentale da cui è impossibile poi tornare indietro. Abbiamo preso un po ‘di “coraggio” da alcuni artisti che provano costantemente a realizzare qualcosa di nuovo, disco dopo disco, positivo o negativo che sia. Come ad esempio Neil Young.
Sempre parlando di influenze, ho letto da qualche parte che sei un lettore appassionato. Quali sono le tue opere preferite, quelle che ti emozionano di più e che magari influenzano anche la tua scrittura?
Mi ispiro molto alla lettura di romanzi. I libri più affascinanti che leggo sono quelli che riescono a trasportarmi in un altro posto mentre li sto leggendo. Raymond Carver lo fa, mi colpisce sul piano emotivo, Cormac McCarthy invece sul piano fisico. Mentre Patti Smith è su un altro livello ancora, perché riesce in qualche modo a fare entrambe le cose contemporaneamente
Com’è il vostro approccio allo studio di registrazione? Arrivate con tutti i pezzi già formati, testi scritti e arrangiamenti pronti oppure preferite presentarvi con diverse bozze su cui lavorare, magari con un produttore?
Con questo disco abbiamo scritto e definito deliberatamente ogni parte di ogni canzone prima di arrivare in studio. Non sono sicuro esattamente da dove nasca l’idea, ma penso che potrebbe derivare semplicemente dal fatto che Ian ed io in passato non abbiamo mai avuto modo di farlo con i Modern Baseball (eravamo soliti scrivere molte parti in studio). Inoltre, da un punto di vista più pratico, penso che fossimo tutti piuttosto entusiasti all’idea di non perderci completamente nel processo di registrazione. Abbiamo trascorso un anno intero a scrivere le canzoni e a modificare gli arrangiamenti, quindi non volevamo passare altri tre mesi in studio a ripensare tutto. Inoltre abbiamo prodotto il disco da soli, quindi sapevamo che se non avessimo fissato alcune regole di base con i tempi, saremmo stati in studio per sempre.
So che con i Moder Baseball avete sofferto molto il fatto di passare dei mesi infiniti “on the road”. Come sei organizzato in questo momento sul fronte live? Ci sono possibilità di vederti in Europa?
Fino ad oggi abbiamo fatto solo un tour all’anno, che è il minimo si possa fare. Anche se in realtà credo che tecnicamente quest’anno ne abbiamo fatti due. In questo momento abbiamo vogliamo di girare di più, ma sono davvero contento di aver rallentato negli anni scorsi. Penso che questa scelta ci abbia permesso di capire le aspettative di ognuno nei confronti della band e di imparare a parlarci dei nostri desideri e bisogni personali in un ambiente sereno, “a basso rischio”. La cosa è stata anche molto positiva dal punto di vista della scrittura. Attualmente penso che tutti ci sentiamo abbastanza a nostro agio e siamo pronti a darci dentro con i live. Abbiamo in programma il nostro primo tour nel Regno Unito a gennaio, e successivamente penso che proveremo a fare una manciata di piccole date negli Stati Uniti. Ci piacerebbe anche provare a fare un tour di supporto negli Stati Uniti perché non l’abbiamo mai fatto. Siamo sempre stati headliner. Mi piacerebbe poter fare un vero tour in Europa l’anno prossimo, anche se i primi tour europei per una band delle nostre dimensioni sono sempre piuttosto difficili. Un sacco di panini al formaggio e notti sul pavimento…
Ho visto sui social che hai fatto parecchi live acustici chitarra e voce in location piccole e molte carine. È una dimensione che intendi portare avanti oppure al momento preferisci dedicarti totalmente alla band?
In questo momento mi sento davvero connesso alla configurazione full band, che non è sempre il caso, quindi voglio davvero spingere in questa direzione. Mi piace l’esperienza di suonare da solo, ma evito di farlo troppo e per non trasformare l’esperienza in qualcosa di cheap, per me e il pubblico. È un esercizio difficile, per diversi motivi. Spero, nel corso degli anni, di riuscire a trovare una modalità che possa risultare “vera”.
C’è qualche aneddoto divertente delle registrazioni o delle prime settimane di promozione che vorresti raccontarci?
Non credo che ci sia nulla degno di nota!
Domanda inevitabile: ci sono possibilità di un nuovo lavoro con i Modern Baseball?
Non si può mai sapere…
Ci sono dei dischi recenti che ti senti di consigliarci?
Alex G – House of Sugar
Danny Brown – uknowhatimsayin
Sun Organ – Sun Organ
Grazie mille!
Mi racconto in una frase:
Campione d’istituto di ping pong in prima media, distrattamente laureato in Filosofia, papà, scrivo canzoni con la chitarra e le canto.
I miei tre locali preferiti per vedere musica:
Ink Club (Bergamo), Biko (Milano), Bloom (Mezzago)
Il primo disco che ho comprato:
Nirvana “Bleach”
Il primo disco che avrei voluto comprare:
Nirvana “Bleach”
Una cosa di me che penso sia inutile ma ve lo racconto lo stesso:
A 14 anni sono stato selezionato per l’All Star Game del camp estivo di basket dell’Università di Syracuse, ma non ho potuto giocarlo perché avevo l’aereo di ritorno.