Fra i giovani talenti del folk pop inglese, a soli trentasei anni Michael Rosenberg aka Passenger ha già alle spalle una lunga serie di successi (un brano su tutti Let Her Go) e ben dodici album. Questo tredicesimo lavoro esalta ancora una volta le qualità del menestrello di Brighton, a suo agio in mezzo a una strada in versione busker quanto davanti a folle non indifferenti (soprattutto in quel di Albione), fra poesia e gran gusto pop, fra Conor Oberst e James Blunt.
“Songs for the Drunk and Broken Hearted” descrive i mesi appena successivi alla fine di un rapporto, fra ricordi e gran bevute, sapendo ben leggere un argomento universale e quindi di sicura presa su chiunque. Le iniziali Sword from the Stone e Tip of My Tongue sono classiche ballad semiacustiche dal ritornello facile.
L’album aspetta quindi a decollare, e lo fa precisamente a partire dal terzo brano in scaletta. What You’re Waiting For spinge i piedi sull’acceleratore e regala un bellissimo pezzo debitore, sia nell’arrangiamento che nei motivi musicali, del compianto Tom Petty. Al contrario, la successiva The Way That I Love You, per acustica ed archi, è una struggente ballata da pelle d’oca.
Eccoci quindi al poker d’assi (non a caso tre su quattro sono i singoli estratti): il rock pop seventies di Remember to Forget, la desertica ed epica Sandstorm, l’irresistibile A Song for the Drunk and Broken Hearted e la malinconica Suzanne. Nothing Aches Like a Broken Heart torna al classico sound di Passenger senza però spiccare, mentre la conclusiva London in the Spring è un adorabile ritratto ad acquerello della capitale inglese in primavera e dei sentimenti che ne derivano a viverla. Un album maturo e sensibile.
PS. Acquistandolo si può godere anche delle versioni acustiche di ogni canzone, molto molto simili alle originali. Only for Fans.
Andrea Manenti
Qui potete leggere il nostro report del live trasmesso in streaming il 10 gennaio 2021 dalla Royal Albert Hall di Londra.
Mi racconto in una frase: insegno, imparo, ascolto, suono
I miei 3 locali preferiti per ascoltare musica: feste estive (per chiunque), Latteria Molloy (per le realtà medio-piccole), Fabrique (per le realtà medio-grosse)
Il primo disco che ho comprato: Genesis “…Calling All Stations…” (in verità me l’ero fatto regalare innamorato della canzone “Congo”, avevo dieci anni)
Il primo disco che avrei voluto comprare: The Clash “London Calling” (se non erro i Clash arrivarono ad inizio superiori…)
Una cosa di me che penso sia inutile che voi sappiate ma ve la racconto lo stesso: adoro Batman