Divano di casa, 10 gennaio 2021

Dieci minuti prima dell’evento in streaming parte il conto alla rovescia sullo strumentale di Sandstorm, uno dei brani più belli dell’ultimo album “Songs for the Drunk and Broken Hearted”, che alle 21.00 precise dà l’avvio allo show con una versione solo chitarra acustica e voce di London in the Spring: Michael Rosenberg aka Passenger in poltrona, io sotto le coperte sul divano. Partono poi i titoli di testa, mentre il cantautore si avvia verso una Royal Albert Hall deserta.
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Il concerto inizia con una Life’s for the Living ancora in veste solista, poi è il turno della nuova The Way That I Love You, sempre in solo, e così sarà per il resto della serata. A questo punto l’effetto concerto svanisce del tutto. Immagini della bellissima venue e la voce fuori campo dello stesso artista rompono il “quasi” incanto. Questo non è un live e non solo perché non siamo presenti.

Tocca quindi a Sword from the Stone e A Song for the Drunk and Broken Hearted, poi altro stacco, stavolta un tuffo nel passato da busker di Passenger, in mezzo alla gente. Si ricomincia con Nothing Aches Like a Broken Heart, stavolta non in mezzo al teatro ma su un sedile, uno dei tanti vuoti, proprio lì dove dovremmo esserci noi del pubblico.

Survivors è suonata con la spina staccata in una Royal Albert Hall inizialmente buia e spettrale che pian piano prende vita, e lo stesso accade con il suono che prende corrente e spessore. È quindi il turno della delicatissima Suzanne, giro lo schermo, metto il giubbino, vado sul terrazzo e me la gusto con una sigaretta immaginando accanto a me una bella ragazza commossa in lacrime. Poi rientro e torno al divano in tempo per un altro stacco che riprende immagini della capitale inglese e delle prove ancora nella bellissima location durante le quali Michael dice ciò che sto pensando: “Everybody’s missing live”, quelli veri of course. Subito dopo attacca Let Her Go, probabilmente a oggi la sua più grande hit. Nel frattempo vado in bagno, senza trovare alcuna coda né perdermi un singolo arpeggio… Scare Away the Dark chiude il set. Partono i titoli di coda.

Conclusioni? Tre quarti d’ora d’acustico solista, gran bei pezzi, ottima esecuzione e per la prima volta in vita mia non ho dovuto sforzarmi nel riconoscere le canzoni, dato che i titoli passavano ben nitidi in sovrimpressione sullo schermo. Ottimo prodotto, se ne potrebbe fare un signor DVD (anche se forse un po’ troppo corto). Un concerto però è un’altra cosa, inutile dirlo.

Spero quindi di poter ascoltare Passenger davvero live quest’estate a Merano il 22 luglio o almeno il primo ottobre al Fabrique di Milano. Quanto mancano i concerti? Tanto, tantissimo, e ahimè non saranno certo queste dirette a farceli mancare meno.

Andrea Manenti

 

Photo Credit: Zakary Walters