Torna la nostra rubrica  Cronache da Londra,  ogni settimana musica fresca per le tue orecchie tutta da scoprire!  E comunque i Rolling Stones hanno ragione: sono un fantasma, che vive in una città fantasma. Settant’anni suonati, letteralmente, e se ne escono con ‘ste canzoni che ti risucchiano l’anima pure durante una pandemia, mostrandoti una Londra deserta e immobile. Sono seduta al parco, in uno dei tantissimi parchi inglesi che ultimamente pullulano di gente, gente che vuole tornare a vivere. A volte qualcuno porta una chitarra, mi è capitato di sentir suonare anche una tromba dai più temerari. Gli inglesi hanno bisogno di musica, e di birra. Di musica e birra. Sono seduta con la schiena appoggiata ad un albero, l’erba profuma di estate, ho la musica nelle orecchie e tra una canzone e l’altra percepisco qualche risata, un clacson, e la melodia fin troppo creepy del camioncino dei gelati che si avvicina per vendere leccornie ai bambini, esattamente come nei film. C’è bisogno di musica, di tanta musica: è qualcosa di tangibile, ormai. Piano piano, lentamente, forse, la musica, come la conosciamo noi, forse forse tornerà. Fuck the new normal. Noi aspetteremo! E nel frattempo continueremo a sviscerare le piattaforme musicali per scoprire nuove band inglesi. E, per fortuna, abbiamo ancora tanti gettoni per il nostro juke-box.

 

BENEDICT BENJAMIN

Lo avevamo scovato in uno dei nostri posti del cuore a Londra: il magico Rough Trade East, che lancia sempre chicche assurde. Il suo vero nome è Ben Rubinstein e se ne uscì nel 2016 col suo primo album, che era fondamentalmente un insieme di canzoni senza tempo registrate in giro, tra Londra e il Kent. Nel 2019, invece, esce il suo secondo album, che viene definito più maturo e consapevole: in effetti è appena diventato padre e affronta temi come la paura e l’attesa. Benedict Benjamin è uno degli artisti emergenti che più ci è rimasto nel cuore. Controtempi, cori d’atmosfera e seconde voci. Come lui stesso afferma, il sound e le atmosfere possono ricordarci un po’ Tom Petty. Di quel live ci ricordiamo sopratutto l’armonia poetica, le ballate romantiche e i suoi baffi. Canzone juke-box: Culture War.

SPRINTERS

Gli Sprinters vengono da Manchester e sono stati una delle ultimissime band sentite live in una delle nostre ultimissime serate in giro per gigs nell’east London prima del lockdown. Quella sera eravamo al The Victoria, a Dalston: seratina organizzata da quei geni di For The Rabbits. Gli Sprinters iniziano come progetto solista del frontman Neil Jarvis, ma poi la formazione si amplia e l’indie pop iniziale si fa più rumoroso, sebbene continui a mantenere un’alta dose di melodie nostalgiche tanto care a Neil. Tra le atmosfere surf e sognanti, piene di lustrini, gli Sprinters ci fanno esplorare territori indie pop, così tanto british. Canzone juke-box: 3s & 4s.

 

SWIMMING TAPES

La prima cosa che posso dire sugli Swimming Tapes è questa: ma perché diavolo non ve ne avevo già parlato? That’s why Londra è davvero tanta, immensa, e offre così tante band che un’intera vita di ascolti non basta. Questa band l’avevamo scoperta per caso un giorno entrando nel Rough Trade West di Notting Hill, che è molto molto più piccolo di quello di Brick Lane, a east. E ci sono anche pochissimi eventi live, date le dimensioni del negozio, ma… quel giorno ci intrufolammo e assistemmo ad una mini acoustic live session. Gli Swimming Tapes erano seduti direttamente su amplificatori e scatoloni, un palchetto improvvisato, vicino al bancone, ed eravamo in quindici ad ascoltarli: fu stupendo. Vengono dall’Irlanda del Nord e ci piacciono davvero un sacco. Influenze e melodie estive, un po’ dei Beach Boys molto molto indie. Atmosfere sognanti e chitarrine effettate. Hanno già tantissimi ascoltatori e hanno perfino fatto un mini tour in Giappone. Cosa state aspettando? Canzone juke-box: Cameos.

HANGING VALLEYS

Il duo Hanging Valleys è formato da Thom e Michael, che si sono conosciuti servendo tè e snack agli editori di una casa di post-produzione a Soho, in central London. La loro passione per il soft rock e i burro d’arachidi ha fatto da collante e creato il progetto musicale e artistico. Gli Hanging Valleys sono stati una scoperta meravigliosa per noi: quella sera ci spingemmo fino al The Waiting Room di Stoke Newington per ascoltarli. Eravamo pochissimi e ci deliziarono con una performance da pelle d’oca. Melodie soft, voci in falsetto, suoni effettati, chitarra elettrica spesso suonata con l’archetto del violino. Gli Hanging Valleys sono timidissimi e dolcissimi e ci portano verso paesaggi sonori che ci ricordano l’ambient di Novo Amor. Super consigliati. Canzone juke-box: Arion.

THE CARESS

Scoperti al Moth Club la sera che aprirono il concerto dei Far Caspian, i The Caress sono stati una piacevolissima sorpresa. Quanto è bella, poi, la sensazione di quando vai ad un concerto di una band che ti piace e in apertura ti innamori anche dei supporter?! Quella sera, in prima fila al Moth, ci sentimmo catapultati in uno di quei balli americani di fine anno dove la band suona dal vivo. I The Caress sono un concentrato di indie rock e shoegaze, suoni distorti e riverberi, voci sognanti e atmosfere ondeggianti, basso effettato e groove dinamico. Hanno aperto anche qualche concerto dei Fontaines DC e suonato all’All Points East Festival, a Victoria Park. Insomma, una chicca bella e buona. Canzone juke-box: Why Don’t We Take A Walk By The Sea?