Abbandonate certe sperimentazioni noise (il semi riuscito “Monastic Living” del 2015), come anche gli aspetti più indie di certe pubblicazioni, i Parquet Courts sono tornati alle proprie origini. “Wide Awake!” è un disco punk, ma anche molto di più. Alla regia è stato chiamato il mago del ritmo Danger Mouse (metà Gnarls Barkley, ma anche la mente dietro “Demon Days” dei Gorillaz ed “El Camino” dei Black Keys), e il risultato è spiazzante. Le tredici tracce che compongono “Wide Awake!” seguono diverse direzioni, ma riescono a brillare nell’insieme regalando all’ascoltatore il miglior album possibile del 1979, ma datato 2018.

Novello “London Calling”, con il quale condivide le influenze più svariate e le fondamenta punk, l’ultima fatica dei Parquet Courts mescola con fluidità il punk duro e puro di matrice settantasettina di brani quali Total Football, Almost Had to Start a Fight / In and Out of Patience, NYC Observation ed Extinction, alla new wave grezza figlia degli Stranglers (Violence). Le influenze dub di Before the Water Gets Too High alle ballad art rock come Mardi Gras Beads e Freebird II. L’hardcore colto figlio dei Minutemen di Normalization al dark di Back to Earth. Il punk funk irresistibile della title track alle atmosfere in stile Talking Heads di Death Will Bring Change. Il finale è affidato alla ballabilissima e ultra pop Tenderness, fra Elvis, le Ronettes e i Clash di Train in Vain.

Un lavoro a tratti nostalgico, che si riconosce in un’epoca che difficilmente potrà tornare con l’impatto che ebbe a suo tempo, ma dal mood talmente travolgente da essere quasi impossibile resistervi.

Andrea Manenti