I Melvins del 2021 sono vecchi, brutti, sporchi e cattivi. I Melvins del 2021 sono però anche ironici, comici e capaci di non prendersi sul serio. “Working With God”, trentaduesimo album in quasi 40 anni di carriera, come molte altre uscite discografiche di questo periodo pandemico è più che altro un divertissement, un modo per la band di far sapere ai fan che ci sono ancora e che lottano (e ridono) insieme a loro. Non aspettatevi quindi un nuovo “Houdini”, ma manco un nuovo “Nude With Boots” (giusto per citare un capolavoro a caso della gioventù e un ottimo lavoro della maturità), ma una quarantina di minuti di spensieratezza hard, quella sì.
Questo “Working With God” vive di tre differenti anime: una più giocosa, una sfacciatamente hard rock ed una trash metal anni Ottanta (riletto però in modo accattivante e slabbrato, in un modo non troppo lontano da quello adottato recentemente da un’altra formazione folle e prolificissima quale i King Gizzard & The Lizard Wizard di “Infest the Rats’ Nest”).
Lasciamo però parlare i tredici brani in scaletta. La partenza è una pura e semplice dichiarazione di intenti: I Fuck Around rilegge infatti senza alcun rispetto i Beach Boys dell’hit I Get Around, resa da King Buzzo, Dale Crover e il rientrato Mike Dillard alla batteria (quest’ultimo con la band agli esordi e a sprazzi in questo millennio) in modo blasfemo, grezzo e volgare.
Sotto questa falsariga, scorrendo la tracklist, si trovano anche i brevissimi skit 1 Brian, The Horse-Faced Goon e Fuck You (outro), il glam pacchiano Fuck You e la conclusiva ninna nanna vocale Good Night Sweetheart.
Negative No No, Caddy Daddy, The Great Good Place e Hot Fish sono i soliti, ma riusciti, esercizi di stile fra hard rock e stoner. Il resto delle tracce rappresenta invece il già citato amore giocoso per il trash metal.
Andrea Manenti
Mi racconto in una frase: insegno, imparo, ascolto, suono
I miei 3 locali preferiti per ascoltare musica: feste estive (per chiunque), Latteria Molloy (per le realtà medio-piccole), Fabrique (per le realtà medio-grosse)
Il primo disco che ho comprato: Genesis “…Calling All Stations…” (in verità me l’ero fatto regalare innamorato della canzone “Congo”, avevo dieci anni)
Il primo disco che avrei voluto comprare: The Clash “London Calling” (se non erro i Clash arrivarono ad inizio superiori…)
Una cosa di me che penso sia inutile che voi sappiate ma ve la racconto lo stesso: adoro Batman