Fra i pochi sopravvissuti dell’epopea grunge, Mark Lanegan è oggi un posato uomo di mezza età dal passato turbolento che ha imparato a far pace con se stesso grazie all’arte. Prove ne sono la recentissima autobiografia “Sing Backwards and Weep”, purtroppo non ancora tradotta in italiano, e questo album che sembra in qualche modo rimettere ordine alla sfilza di emozioni che Lanegan ha provato nell’ultimo anno di scrittura nel doversi riguardare indietro.

“Straight Songs of Sorrow” presenta per l’appunto quindici canzoni sul dolore che vanno dritte al punto, centrando appieno l’obiettivo che l’autore si era preposto: come novello cantore d’odio, amore e disperazione, sciogliere le ginocchia dell’ascoltatore.

Lontano dal furore giovanile dei suoi Screaming Trees come anche dalla sperimentazione bizzarra ma efficace di due capolavori dall’animo comunque rock’n’roll quali “Bubblegum” o “Blues Funeral”, Mark Lanegan si lascia trasportare dalle sue due più grandi passioni degli ultimi anni, l’elettronica e gli strumenti acustici, e grazie alla perfetta mescolanza dei due crea un album di sole ballate senza per questo risultare mai noioso né stucchevole.

Qui non c’è spazio né per le avventure pop (o di quello che può essere pop per l’orco di Seattle) che si sono iniziate a sentire da “Phantom Radio” in poi, né per la ripetitività drone francamente stufosa dell’ultimo Nick Cave. Qui ogni minuto del disco è dedicato a un connubio minimale fra la voce, gli strumenti e l’anima di un grandissimo cantautore.

Se brani come la quasi beatlesiana Apples from a Tree, Stockholm City Blues (con un grandioso gioco d’archi) o Hanging On (for DRC) sono gioielli unplugged, il grande talento del nostro lo si nota ancora di più nel dolcissimo e inatteso duetto con la moglie Shelley di This Game of Love, nel blues cupo di Ketamine e Skeleton Key, nella dance apocalittica di Internal Hourglass Discussion, nel glam futuristico di Bleed All Over (che richiama incredibilmente un po’ il Marilyn Manson di “Mechanical Animals”) o nel soul per organo della finale Eden Lost And Found.

“Straight Songs of Sorrow” è l’ennesimo gradino evolutivo di un artista completo, che non smette di stupire positivamente.

Andrea Manenti

 

La foto di copertina è di Travis Keller