Ritorna a vele spiegate “5 Canzoni Bomba”, la rubrica sulle cinque bombette settimanali che non vi sareste mai e dico mai e poi mai dovuti perdere. E se non ve le siete perse, riascoltale!
Royal Blood – Boilermaker
Quarto e ultimo singolo prima dell’uscita del prossimo terzo disco del duo inglese. Prodotto da Josh Homme, non si tratta proprio di una novità con tutti i crismi del caso, in quanto il brano figurava già in qualche playlist del tour a supporto dell’ultimo disco “How Did We Get So Dark?”. Il tocco di Homme, specie nella chitarra-non-chitarra di Mike Kerr che più che mai canta con timbri che lo fanno sembrare Jack White, è super evidente. Per tutto il resto: Royal Blood senza troppe sorprese. Uno dei seri candidati ad essere “disco di chitarre dell’anno”, ops, di basso…
Coma_Cose – Novantesei
Operazione Nostalgia, anzi “Nostralgia”, da parte di un altro duo, vale a dire i nostrani Coma_Cose, che reduci dal buon Sanremo (se non in meri termini di gara, che chissenefrega, quanto meno per riscontro di pubblico) bissano con il loro secondo album. Certo, chiamare album un’opera di 20 minuti lunga quanto un EP o una canzone dei Motorpsycho fa un po’ storcere il naso, ma questi sono i tempi mordi e fuggi che corrono. E tutto sommato è vero che less is more: in 20+1 minuti la coppia di innamorati confeziona tutte canzoni che hanno un senso prese singolarmente, ma anche accorpate sotto il concept che dà il titolo a tutta l’operazione. Come questa Novantasei, scritta e arrangiata dai collaboratori Mamakass con sentori di emo-rock anni ’90 sia dal punto di vista musicale che testuale. Il ritornello è forte, ci avrebbe fatto cantare 10 anni fa e, probabilmente, ci farà cantare anche tra 10.
The Offspring – Hassan Chop
Hey, avete detto punk anni ’90? Sentite qui cos’abbiamo per voi! E qui mi immagino già i volti delusi se non sconcertati dei lettori più intransigenti. Gli Offspring, noti anche ai sassi, benché guilty pleasure per tantissimi, restano una delle band più malsopportate in ambito pop-punk dalla vecchia guardia. Imperdonabili certi passaggi radiofonici ancora forti oggi sulle emittenti generaliste o ai djset delle serate revival di provincia. Dopo 9 anni dall’ultimo disco “Days Go By”, che tutto sommato era andato bene, e altri 13 dal penultimo “Rise and Fall, Rage and Grace”, che provava ad assurgere a ruolo di magna opus della loro discografia, cosa avranno ancora da dire gli Offspring? A giudicare dalla tracklist e dalla cover art, ben poco. Eppure in questa accozzaglia di robe ripescate senza troppa coerenza (addirittura una versione orchestrale da musical della memorabile Gone Away che la fa sembrare Mad World di Gay Jules) non mancano sfuriate HC che ti ricordano come e perché gli Offsrping alla fine siano riusciti a prevalere e trascendere, nonostante cambi di formazione, litigi, alti e bassi, super-hit autofagocitanti e passaggi discografici di sincera tristezza. Dexter e Noodles qualcosa da dire, forse, ce l’avranno sempre. Rispetto per chi brilla.
Moby & Mark Lanegan feat. Kris Kristofferson – The Lonely Night
Si sa, Moby è un producer instancabile. Praticamente ogni settimana pubblica qualcosa, incessantemente, da anni. La prossima fatica si intitolerà “Reprise” e sarà composta da riproposizioni del suo repertorio ripensate da/e con qualche collaboratore di pari fama. Dopo il primo assaggio della super hit Porcelain insieme a Jim James di un paio di settimane fa, ora tocca (di nuovo) a The Lonely Night, brano che compariva sull’album “Innocents” datato 2013 e che vedeva già allora la partecipazione alla voce di Mark Lanegan. Come avvalorare maggiormente un brano che vede già alla voce Lanegan? Semplice: ci piazziamo la leggenda del country Kris Kristofferson e tanti saluti.
Paul Mccartney – Seize the Day (Phoebe Bridgers)
A proposito di rivisitazioni, anche il nuovo disco di Macca è interamente composto da brani già editi. Si tratta, come noto, della versione re-immaginata di McCartney III, terzo capitolo della saga composto e registrato in solitaria da Paul durante il primo lockdown e pubblicato solo il dicembre scorso. La nuova versione è un patchwork di remix e cover di un parterre de rois di artisti che hanno risposto alla chiamata del più grande di tutti. Stupisce non solo l’incredibile varietà di generi di provenienza, che, voglio dire, per quello basta scorrere rapidamente la discografia solista dell’ex Beatles per accorgersi che il ragazzino ha fatto con nonchalance da jazz a elettronica, da colonne sonore a vere e proprie opere sinfoniche così come gli andava a genio, ma soprattutto come gli artisti chiamati in causa non siano vecchi lupi del mondo del pop (per quello c’era già stato il maxi volume The Art of McCartney), ma gente per lo più giovane e sulla cresta dell’onda (Dominic Fike, Khruangbin, Phoebe Bridgers, Blood Orange, Anderson .Paak) o comunque ancora in dignitosa fase creativa (St. Vincent, Beck, Josh Homme, Damon Albarn, EOB, 3D RDN). Il materiale originale, per quanto apprezzabile, non era certo la miglior manifestazione del talento di Paul McCartney, come non lo erano nemmeno episodio I del ’70 e II dell’80 del resto, ma quanto basta per ascoltare con gradevolezza questo rework. Probabilmente il brano meglio reinterpretato è Seize the Day, cantato da Phoebe Bridgers, perfettamente calzante su di lei.
A cura di Andrea Fabbri
Riascolta qui tutte le Canzoni Bomba:
I miei tre locali preferiti per ascoltare musica: Circolo Magnolia (Milano), Biko (Milano), Santeria Toscana (Milano)
Il primo disco che ho comprato: Coldplay – X&Y
Il primo disco che avrei voluto comprare: Weezer – Blue Album