bully cover

É passato un solo lustro dall’esordio “Feels Like”, ma Alicia Bognanno e compagni hanno già saputo dimostrare una notevole maturazione. Partiti con Kim Deal e Kim Shattuck come numi tutelari, i Bully di oggi si sono un po’ allontanati dalla prima (pur abbracciando la scrittura più spigolosa di Frank Black, suo ex compagno di band nei Pixies) per mantenere il piglio punk della seconda. A questo giro si aggiunge inoltre l’abrasività chitarristica dei My Bloody Valentine, sebbene frullati e risputati fuori a velocità vertiginose e inimmaginabili per la band britannica.

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L’inizio è deflagrante, Add It Up è uno dei migliori brani in carriera per i Bully, fra hardcore punk, sonorità quasi shoegaze e il solito piglio pop. Notevole anche Every Tradition, con quel solo iniziale rubato ai Sonic Youth, così come il Lookout Sound della successiva Where to Start. L’atmosfera si fa più plumbea e grunge in Prism, mentre in You è difficile non sentirci il fantasma del sempre compianto Kurt Cobain.

Meritevoli di nota sono poi la ballad Come Down, così come il proiettile impazzito Not Ashamed. Il finale è affidato alla doppietta Hours and Hours / What I Wanted, i due lati della band, il primo teso e angosciante, il secondo più accessibile e dolce.

“Sugaregg” è un gioiello scheggiato, ma forse proprio per questo ancora più affascinante. Cosa manca quindi ancora ai Bully per fare il grande salto? Probabilmente solo l’anthem, l’inno generazionale, la canzone che ti entra in mente e non se ne va più. Siamo però fiduciosi che arriverà anche questo, prima o poi arriverà.

Andrea Manenti

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