A tre anni dall’esordio omonimo, ecco tornare i Cable Ties. “Far Enough” conferma appieno le grandi qualità della band australiana: una forte voce, attiva molto anche nel sociale, su una base punk che guarda spesso e volentieri ai magnifici Nineties.
Il trio formato da Jenny McKechnie, Shauna Boyle e Nick Brown regala agli ascoltatori otto brani grezzi e muscolosi, scattanti e rumorosi. Chiara è l’influenza del movimento riot grrl (difficile non sentire rimandi a Bikini Kill o Sleater Kinney), ma anche un amore puro per il noise dei Sonic Youth e resistenti fondamenta che poggiano sull’annus mirabilis del punk, il 1977.
Stupisce la lunghezza dei brani (tutti fra i quattro e i sette minuti), che tuttavia non intacca minimamente l’energia sprigionata dalla band. Il punk si fa quindi post-punk, ma senza entrare in pericolosi territori new wave, anzi insistendo sempre e con convinzione sul sacro fuoco del rock’n’roll.
Hope inizia in modo amabile con McKechnie indaffarata nel ricamare una splendida melodia con l’aiuto della sua voce e della chitarra, ma basta aspettare due minuti esatti e un leggero feedback per dare il via alle corse. Entrano infatti anche basso e batteria, e la band regala quindi uno splendido anthem fra “Daydream Nation” e il punk inglese dei Seventies.
Tell Them Where to Go è più cupa e isterica, mentre il singolo Sandcastles è il punto d’incontro fra i Joy Division pre “Unknown Pleasures” e i ritornelli più catchy dell’alternative rock anni Novanta statunitense. È quindi il turno della maestosa Lani e dei suoi ipnotici sette minuti e mezzo, Not My Story e Self-Made Man riprendono al contrario l’efficace semplicità dei Sex Pistols. Più di un minuto di rumore bianco apre la marcetta marziale di Anger’s Not Enough, mentre il finale è lasciato alla poppeggiante, ma dall’animo molto rock’n’roll, Pillow.
Un disco eccitante, oltre che un tangibile aiuto alla patria del gruppo (parte dei ricavati dell’album, ma anche dei futuri live a supporto, andranno infatti a varie associazioni che stanno lottando attivamente contro gli incendi che in questo momento devastano l’Australia).
Andrea Manenti
Mi racconto in una frase: insegno, imparo, ascolto, suono
I miei 3 locali preferiti per ascoltare musica: feste estive (per chiunque), Latteria Molloy (per le realtà medio-piccole), Fabrique (per le realtà medio-grosse)
Il primo disco che ho comprato: Genesis “…Calling All Stations…” (in verità me l’ero fatto regalare innamorato della canzone “Congo”, avevo dieci anni)
Il primo disco che avrei voluto comprare: The Clash “London Calling” (se non erro i Clash arrivarono ad inizio superiori…)
Una cosa di me che penso sia inutile che voi sappiate ma ve la racconto lo stesso: adoro Batman