I King Gizzard & The Lizard Wizard sono l’ultima evoluzione del great rock’n’roll swindle di mclareniana memoria. Meno di un decennio di attività e sedici pubblicazioni ufficiali hanno presto portato il combo australiano ad essere la più credibile next big thing del blues psichedelico a livello mondiale. Questo almeno fino a poco fa, cioè fino all’ultimo “Fishing for Fishes”, uscito durante la prima metà di quest’anno.

Cosa è cambiato in così pochi mesi? Tutto. La formazione è passata dai sette elementi abituali a soli tre (Joey Walker, Michael Cavaghan e il guru Stu MacKenzie), ma soprattutto ha radicalmente cambiato genere musicale. “Infest the Rats’ Nest” è infatti un omaggio al metal tout court ed ha probabilmente lo stesso valore che può avere un “Machete” verso i b-movies più truculenti nella videografia di Robert Rodriguez.

Il risultato? Sorprendentemente è più che buono, persino fresco rispetto alle ultime produzioni della band. MacKenzie e soci si divertono e si sente, rendendo così il tutto contagioso anche per il più recalcitarnte degli ascoltatori. D’altronde chi non ha avuto durante l’adolescenza un periodo, fors’anche breve, da metallaro? Tutti a casa hanno almeno un best of dei Motorhead, “Kill ‘Em All” dei Metallica e “Reign in Blood” degli Slayer… pure i King Gizzard, che hanno deciso di rispolverare quegli album con nuove composizioni grezze, veloci, aggressive, esaltanti. Non è assolutamente poco.

Andrea Manenti