“Sweep It Into Space” è il dodicesimo lavoro dei Dinosaur Jr, il quinto dalla reunion con la formazione originale (J Mascis, Lou Barlow e Murph), che da “Beyond” (2007) ha regalato ai fan solo gioie. Nel 2021 la band di Amherst (Massachusetts) è ormai a tutti gli effetti una delle più longeve realtà alternative rock a stelle e strisce, giustamente osannata in ogni angolo del globo. Sempre giustamente, quindi, questa nuova fatica discografica non fa mostra di alcuna novità nel modo di scrivere e comporre del magnifico trio, ma anzi esalta ancora una volta le sue particolarità. Ancora presenti, dunque, le melodie cristalline create dalla voce nasale e dalla chitarra di Mascis, così come i suoi assoli all’insegna della distorsione, mentre la base ritmica è granitica e precisa come sempre.
Ennesima, ma sempre graditissima, è la ripresa della ballad sonica perfetta che fu Freak Scene nell’iniziale I Ain’t, simpatica invece la successiva I Met the Stones, con quel riff hard e la batteria rock in quattro quarti che sembrano messi apposta per prendere in giro le leggende inglesi, classica la ballad elettrica To Be Waiting. Il resto della scaletta continua bene o male sulla stessa strada. Da citare sicuramente è il primo singolo I Ran Away, che gode del featuring di Kurt Vile (probabile e possibile erede proprio del leader dei Dinosaur Jr. nella storia musicale nord-americana), così come Hide Another Round e il suo irresistibile ritornello, ma anche l’inaspettato riff pianistico di Take It Back e la dolce conclusione alla R.E.M. lo-fi con tanto di chitarra più pulita del solito di You Wonder, uno degli unici due brani a firma Barlow (l’altro è Garden).
Nulla di nuovo sotto il sole quindi, ma tanta classe e bellezza. Eredi dei Crazy Horse del padre putativo Neil Young, i Dinosaur Jr. non creano più nulla ma, proprio come i loro più diretti ispiratori, scrivono ancora musica di altissima qualità. Finché dura godiamoceli.
Andrea Manenti
Mi racconto in una frase: insegno, imparo, ascolto, suono
I miei 3 locali preferiti per ascoltare musica: feste estive (per chiunque), Latteria Molloy (per le realtà medio-piccole), Fabrique (per le realtà medio-grosse)
Il primo disco che ho comprato: Genesis “…Calling All Stations…” (in verità me l’ero fatto regalare innamorato della canzone “Congo”, avevo dieci anni)
Il primo disco che avrei voluto comprare: The Clash “London Calling” (se non erro i Clash arrivarono ad inizio superiori…)
Una cosa di me che penso sia inutile che voi sappiate ma ve la racconto lo stesso: adoro Batman