Eccoci alla seconda parte dell’elenco delle 30 canzoni rock con il miglior finale. Ricominciamo dagli Anni ’80, sempre in rigoroso ordine cronologico.

Paolo

 

PARTE #2

 

The Smiths – Panic (1986)

Uscita soltanto come singolo e inserita nelle varie raccolte della band, Panic fu registrata poco dopo il licenziamento di Andy Rourke per la sua dipendenza dall’eroina. Ha un finale provocatorio che sfocia nel coro “Hang the Dj”, cantato anche da un gruppo di bambini, diventato ormai un anthem.

 

Sonic Youth – The Sprawl (1988)

In oltre vent’anni di carriera i Sonic Youth ci hanno abituato ad outro di ogni tipo. In questo piccolo capolavoro cantato da Kim Gordon, la seconda parte del brano si snoda in una lunga coda strumentale diventata il marchio di fabbrica del gruppo. Chitarre fuori controllo in un’atmosfera carica di tensione.

 

Faith No More – Epic (1989)

Come suggerisce il titolo stesso, questo storico singolo tratto da “The Real Thing” possiede un finale “epico” entrato nell’immaginario degli adolescenti dell’epoca anche grazie al video che lo accompagnava. Dopo quattro minuti di magistrale rap-metal (che più tardi avrebbe ispirato la nascita del crossover), poche note di piano descrivono la morte di un pesce su una distesa di cemento.

 

Pearl Jam – Black (1991)

Un altro finale reso memorabile da un lungo assolo. In questo caso il protagonista è Stone Gossard, forse il miglior chitarrista dell’epoca grunge, capace di interpretare alla perfezione tutta la rabbia, il dolore e la malinconia espressa da Eddie Vedder in uno dei suoi testi più intimi e commoventi.

 

Red Hot Chili Peppers – Sir Psycho Sexy (1991)

Il brano più lungo mai scritto dai RHCP è anche quello con uno dei finali più emozionanti. Dopo cinque minuti e mezzo di scorpacciata sexy-funk, vira in un outro beatlesiano che punta tutto sull’emozione. Peccato che da una quindicina d’anni a questa parte la band californiana non sia più all’altezza di un tempo.

 

Guns’n’Roses – Double Talkin’ Jive (1991)

Sottovalutata e per lo più dimenticata, Double Talkin’ Jive è in realtà un piccola perla rimasta fuori dalla marea di singoloni tratti da “Use Your Illusion I”. Il doppio finale, con un occhio alla Spagna, è affidato come di consueto alla chitarra di Slash.

 

Nirvana – Territorial Pissing (1991)

Il 1991 pare l’anno dei grandi finali. Impossibile non citare l’urlo disperato di Cobain: “Gotta find a way, to find a way, when I’m there. Gotta find a way, a better way, I’d better wait”.

 

Rage Against the Machines – Know Your Enemy (1992)

E a proposito di urla, il monito di Zack De La Rocha lanciato sul finale di Know Your Enemy rientra di diritto tra gli outro più rancorosi che la storia ricordi: “Compromise! Conformity! Assimilation! Submission! Ignorance! Hypocrisy! Brutality! The elite! All of which are American dreams! (ripetuto otto volte)”.

 

Dinosaur Jr – What Else Is New (1993)

Se si parla di indie-rock, non esiste nulla di più struggente della combinazione tra la voce e la chitarra di J Mascis. L’outro di What Else Is New ne è la dimostrazione perfetta.

 

Radiohead – My Iron Lung (1994)

La fortuna di My Iron Lung, brano inserito sia nell’EP omonimo che in “The Bends”, è indissolubilmente legata a quella di Creep. La canzone parla infatti del clamoroso successo e al tempo stesso del limite rappresentato dalla maggiore hit del gruppo. My Iron Lung è anche il più grunge dei brani scritti dalla band inglese, con la chitarra di John Greenwood in primo piano a disegnare atmosfere che non sfigurerebbero nella tracklist di “In Utero”. Nell’ultimo minuto lo stesso Greenwood si prende tutto con il suo riff ossessivo e straborda in un assolo schizzoide.

 

Se ve la siete persa, ecco la prima parte dell’articolo