Che parlando di Thom Yorke e Johnny Greenwood ci si avvicini oggettivamente al concetto di genio, almeno in ambito pop contemporaneo, non è una novità. Che Tom Skinner provenga da una delle band più interessanti del panorama jazz sperimentale britannico come i Sons of Kemet, neppure. Ma che il risultato di una collaborazione risultasse molto più che un semplice progetto collaterale, non era per nulla sicuro. Invece è così, fortunatamente.

The Smile: come il sorriso improvviso che si forma sulle labbra di ogni ascoltatore a digiuno da otto anni di nuova musica dei Radiohead, come il sorriso ancora più grande di quando si rende conto che la musica che arriva alle sue orecchie è probabilmente la più avvincente ed emozionante che il magico duo di Oxford abbia pubblicato dai tempi di “In Rainbows”.

Ben tredici sono le canzoni che vanno a formare quest’opera prima (unica?). Tredici episodi che ripercorrono, attualizzandola, la carriera dei tre musicisti. C’è il minimalismo elettronico dell’opener The Same e di Waving a White Flag, ci sono i ritmi africani di The Opposite, c’è, dopo tantissimo tempo, l’urgenza rock con retrogusto noise di You Will Never Work in Television Again e Thin Thing, le strazianti ballad per pianoforte (Pana-vision e Open the Floodgates) e quelle più classicamente british (Free in the Knowledge), il dub del terzo millennio di The Smoke, il mood da colonna sonora di Speech Bubbles, la tensione di Hairdryer. C’è addirittura un ritornellone spaccaclassifiche (We Don’t Know What Tomorrow Brings) e in conclusione il finale delicato di Skrting on the Surface. Fra i dischi dell’anno.

Andrea Manenti