Gli Iceage tornano a dieci anni dal loro esordio puramente punk (“New Brigade”) e a tre da “Beyondless”, il lavoro che aveva alzato di molto le aspettative nei confronti della giovane band danese grazie a un potente mix di ciò che di meglio il rock ci ha regalato nella seconda metà del ‘900. Il nuovo “Seek Shelter” conferma tutte le qualità del quartetto di Copenhagen consacrandolo fra le migliori realtà contemporanee in ambito ancora non troppo mainstream, sebbene abbiano tutte le carte in regola per il grande salto.
L’iniziale Shelter Song è una semi-ballad classica e sofferta fra i Guns’N’Roses più blues e i Rolling Stones più luciferini (da applausi il solo con la chitarra slide e i grandiosi cori femminili). Con la successiva High & Hurt si schiaccia l’acceleratore fra punk ‘77 e strani ma efficaci influssi dal folklore scozzese, che rendono maestoso ed epico il ritornello – coro da stadio / da battaglia. Love Kills Slowly mostra invece il lato più riflessivo del gruppo e vive di romanticismo dark. Non è infatti difficile immaginarsi che al cantante Elias Bender Rønnenfelt cresca un nuovo canino sanguinolento ad ogni verso.
Vendetta è una marcetta eighties in cui i nostri, a mo’ di maledetti drughi vestiti di lustrini anziché con le iconiche divise inventate da Kubrick, incutono timore nella notte cittadina. Drink Rain fa il paio con la bellissima Thieves Like Us dal già citato “Beyondless” nella sua riuscitissima ripresa dei migliori stereotipi brit pop, dai sixties ai Libertines, mentre con Gold City i quattro svedesi giocano la carta della ballata che si trasforma in anthem epico grazie alla consueta classe.
Dear Saint Cecilia è grezzo proto punk rock settantiano dal gusto molto glam, The Wider Powder Blue parte in sordina per poi esplodere nel ritornello in una danza demoniaca, mentre il finale è affidato a The Holding Hand, tesissima ninna nanna posta giustamente in conclusione di questo ottimo lavoro. Is It Only Rock’n’Roll? Yes, ma quanto ci piace!
Andrea Manenti

Mi racconto in una frase: insegno, imparo, ascolto, suono
I miei 3 locali preferiti per ascoltare musica: feste estive (per chiunque), Latteria Molloy (per le realtà medio-piccole), Fabrique (per le realtà medio-grosse)
Il primo disco che ho comprato: Genesis “…Calling All Stations…” (in verità me l’ero fatto regalare innamorato della canzone “Congo”, avevo dieci anni)
Il primo disco che avrei voluto comprare: The Clash “London Calling” (se non erro i Clash arrivarono ad inizio superiori…)
Una cosa di me che penso sia inutile che voi sappiate ma ve la racconto lo stesso: adoro Batman