“Se questo posto fosse esistito 20 anni fa…”. Apriamo questo pezzo rubando le parole pronunciate durante uno dei live che hanno infiammato la “Como City Punkers Night”, una festa che ha riunito al Joshua Blues Club di Como alcune delle band presenti nelle omonime compilation del 2001 e del 2005: una celebrazione, divertente e nostalgica quanto basta, della scena punk che tra la fine degli anni ’90 e gli inizi dei 2000 ha dato chitarre, anima e voce generazionale alla provincia lariana.
Del locale che ha ospitato la serata abbiamo già parlato in occasione della nostra chiacchierata con i Succo Marcio, un paio di anni fa: questo circolo Arci nascosto in una piccola via di Albate, alle porte di Como, in cui il tempo sembra essersi fermato, appunto, a circa venti anni fa, scuote il torpore della vita musicale della provincia con una ricca programmazione di concerti ed eventi.
La serata di sabato 14 dicembre, di scossoni, ne ha dati diversi: i live delle 11 band in scaletta non sono stati solo l’occasione per rivedere amici, ex compagni di liceo o soci di palco, ma anche un modo per tornare a imbracciare gli strumenti dopo due decadi e, per chi ha ascoltato, un tuffo in un passato che non è mai passato davvero. Lo si è percepito dai volti, dalle risate e ovviamente dal pogo scoordinato che ha acceso alcuni live.
La serata si è aperta con i Senza Meta, nati come tanti altri gruppi allo storico Rock Club 52 di Como, sala prove e centro di aggregazione che ha chiuso i battenti nel 1998 e di cui il Joshua Blues Club oggi è degno erede (e proprio per questo sarebbe stato bellissimo averlo già vent’anni fa). Subito dopo, intervallati solo da piccole pause per cambiare gli strumenti sulle note di brani come Story of My Life dei Social Distortion, è stata la volta dei live di Los Durates, Leukemia, Meri Pei e Skazzati, per un paio d’ore ricche di sonorità punk rock, hardcore e ska.
Il tempo di una birra al bancone ed è stato il turno degli Staly Fish, gruppo dello stesso ridente paesello di provincia di chi scrive, che hanno portato sul palco un po’ di punk rock di stampo californiano, e poi dei Pankina, proprio coloro a cui abbiamo rubato la frase di apertura. A seguire, i Dusk di Claudio Tagliabue, ideatore e organizzatore di questo festival, e i Bravi Ragazzi, band che vede alla chitarra e voce Mario Bargna, anche membro dei Succo Marcio e cantautore solista.

Pankina
Nella parte finale della serata è stata la volta dei battiti cardiaci accelerati, un po’ per la carica emotiva, un po’ per i salti e il pogo: i Maradonas, attivi per oltre dieci anni con tre album ufficiali e centinaia di concerti e, a chiudere, i Succo Marcio, una delle band che in quegli anni hanno davvero dato una spinta in più alla scena.

Maradonas
Di questa serata rimane la classica doppia sensazione che accompagna la generazione che allo scoccare del nuovo millennio era adolescente, o poco più: la malinconia per qualcosa che appartiene a un passato in cui imparare a suonare uno strumento era un modo per passare più ore con gli amici – al sicuro riparo da smartphone o autotune – e, al tempo stesso, il senso di gratitudine per aver vissuto quella stramba e fantastica epoca di mezzo. Tra l’analogico e il digitale, tra i CD masterizzati e le playlist condivise con un click, tra le serate in cui l’unico modo per interagire con le persone era alzare lo sguardo e andarci a parlare, e quella in cui basta un tocco su uno schermo per illudersi di farlo.
A uscire dal Joshua e dalla sua “Como City Punkers Night” sono stati volti divertiti e felici, pronti a maledirsi il giorno dopo a suon di aspirine. Perché, alla fine, essere punk vuol dire anche questo: buttarsi nella mischia e togliersi ogni maschera, senza pensare troppo al dopo. E noi torneremo presto a parlarne.
Sara Bernasconi

Circolo Magnolia (Milano)