Ci sono band che sono in grado di scrivere più storie fra loro differenti. I Pretenders sono una di queste. I primi anni, quelli del primissimo successo, con il mai troppo rimpianto James Honeyman-Scott. Gli anni in cui hanno tenuto duro, facendolo alla grande, con il terzo e il quarto album. Poi quelli dello smarrimento, che prendono la bellezza di quasi tre decenni, e infine gli anni della rinascita gloriosa, grazie anche e soprattutto a James Walbourne, che ultimamente si occupa della scrittura dei pezzi ovviamente coadiuvato dalla star della formazione, l’immortale Chrissie Hynde.

“Relentless”, come aveva già fatto tre anni fa “Hate For Sale”, ci mostra un gruppo in formissima, pieno di grinta, con tanta voglia di suonare e una capacità unica di scrivere ottime melodie. Gli amori musicali dell’ex commessa di “Sex” durante gli anni del punk qui ci sono tutti. Si inizia con il rock duro, distorto e con grandi ritornelli di Losing My Sense Of Taste e Domestic Silence, interrotti dalla ballad A Love, che fa il paio con la successiva The Copa. Abbiamo poi il blues soul alla Norah Jones della bellissima The Promise Of Love e l’hard rock arabeggiante, con tanto di solo chitarristico nervoso, protagonista di Merry Widow.

Le ritmiche punk spiccano nel singolone Let The Sun Come In e in Vainglorious. Più rilassate sono invece le acustiche Look Away e Your House Is On Fire. Più dedita ai nineties brit pop, l’irresistibile Just Let It Go. Il finale sui generis è affidato a Think About You Daily e agli archi orchestrati da Johnny Greenwood dei Radiohead, che rendono la conclusione più spettrale di quello che ci si potrebbe aspettare dai Pretenders, una band che nonostante quarantacinque anni di carriera sulle spalle è ancora tremendamente viva.

Andrea Manenti