Questo “The Nearer the Fountain, More Pure the Stream Flows”, sesto album solista per la stella della musica inglese Damon Albarn, è l’ennesima dimostrazione che anche al di fuori di Blur e Gorillaz, l’ex discolo londinese è comunque un artista di prima grandezza.
Ispirato dai paesaggi islandesi, durante la pandemia Albarn ha messo su nastro le proprie impressioni sulla sterminata e incontaminata natura dell’isola, attraverso 11 brani in cui protagonista è la natura stessa e in particolare lo scorrere continuo e infinito di una delle sue più affascinanti componenti: l’acqua.
È un disco difficile, ma dopo qualche ascolto “The Nearer the Fountain, More Pure the Stream Flows” conquista come solo le grandi opere d’arte. La scena è per la maggiore presa dal sound, un miscuglio irresistibile di suoni freddi, come quelli dei synth e della batteria elettronica, e di altri più caldi, come quelli del piano e dei fiati. Fra jazz, canzone d’autore e pop di alta classe, Damon Albarn regala agli ascoltatori un nuovo gioiello ad appena tre anni dalla conclusione di uno dei suoi più riusciti progetti, quello con Paul Simonon, Simon Tong e il compianto Tony Allen nei The Good The Bad & The Queen.
Panta rei, tutto scorre. Tutto scorre, ma quasi sembra ripetersi, come descrivono egregiamente le analogie fra la prima (la title track) e l’ultima (Particles) canzone dell’album. Nel mezzo, brani strumentali (di rara intensità i fiati d’ispirazione free jazz di Combustion), perfetti bozzetti pop (Royal Morning Blue e The Tower of Montevideo) e pennellate che avvicinano l’ascoltatore ai sentimenti di Albarn, lasciandolo insieme scosso e conquistato (praticamente tutto il resto della scaletta). La migliore pubblicità possibile per la “Terra del ghiaccio e del fuoco”.
Andrea Manenti

Mi racconto in una frase: insegno, imparo, ascolto, suono
I miei 3 locali preferiti per ascoltare musica: feste estive (per chiunque), Latteria Molloy (per le realtà medio-piccole), Fabrique (per le realtà medio-grosse)
Il primo disco che ho comprato: Genesis “…Calling All Stations…” (in verità me l’ero fatto regalare innamorato della canzone “Congo”, avevo dieci anni)
Il primo disco che avrei voluto comprare: The Clash “London Calling” (se non erro i Clash arrivarono ad inizio superiori…)
Una cosa di me che penso sia inutile che voi sappiate ma ve la racconto lo stesso: adoro Batman