“Tracey Denim”, il nuovo disco dei Bar Italia, è un viaggio attraverso le sperimentazioni sonore dello slacker-rock, dell’experimental-indie-pop e dell’ estetica lo-fi. Fin dalle prime note, ci si immerge in un’esperienza sonora unica, arricchita dalla voce femminile di Nina Cristante, romana di stanza a Londra, che evoca ricordi di Liz Phair nel celebre “Exile in Guyville”. Indagando su quest’ultima, si scopre che di mestiere è nutrizionista e personal trainer di “fitness povero”, altresì titolo di un’installazione, poiché agisce pure da artista: status certificato dalla partecipazione alla biennale di Berlino del 2016.
Accanto a Nina Cristante, ci sono i compagni di viaggio Jezmi Tarik e Sam Fenton, conosciuti come Double Virgo, con i quali ha creato un’esperienza musicale unica. “Tracey Denim” è un album che si fa notare per la sua autenticità e originalità. I Bar Italia, con la loro voglia matta di restare anonimi e la promozione minima, si concentrano unicamente sulla musica, esattamente come gli illustri Sault.
Ma a differenza di questi ultimi, i Bar Italia si mostrano al pubblico e programmano date live. Il nome della band può essere avvolto dal mistero, ma la loro musica parla da sola, rivelando un’identità unica e affascinante. Potrebbe derivare da una canzone dei Pulp o da un locale di Soho, ma alla fine queste congetture sono solo sfumature di una realtà musicale avvincente.
L’ascolto di “Tracey Denim” parte dalle foreste oscure dei Cure e si immerge nei gelidi laghetti color pece degli XX, un tuffo in apnea nella mente oscura di una band al culmine della sua ispirazione stralunata e geniale che crea melodie avvolgenti e testi intriganti. In Italia 15 anni fa avevamo i Kech, da Arcore, e mi piace pensare che se si fossero ispirati più a Robert Smith che ai Pixies, avrebbero potuto suonare così già anni orsono.
A ogni modo, tornando a questo disco, le tracce si intrecciano in un flusso musicale a dir poco incantevole, regalando momenti di puro piacere all’ascoltatore. In conclusione, “Tracey Denim” dei Bar Italia è un album da non perdere. Il loro suono conquisterà il cuore degli amanti della musica alternativa.

Smemorato sognatore incallito in continua ricerca di musica bella da colarmi nelle orecchie. Frequento questo postaccio dal 1998…
I miei 3 locali preferiti:
Bloom (Mezzago), Santeria Social Club(Milano), Circolo Gagarin (Busto Arsizio)
Il primo disco che ho comprato:
Musicasetta di “Appetite for Distruction” dei Guns & Roses
Il primo disco che avrei voluto comprare:
“Blissard” dei Motorpsycho
Una cosa di me che penso sia inutile che voi sappiate ma ve la racconto lo stesso:
Parafrasando John Fante, spesso mi sento sopraffatto dalla consapevolezza del patetico destino dell’uomo, del terribile significato della sua presenza. Ma poi metto in cuffia un disco bello e intuisco il coraggio dell’umanità e, perchè no, mi sento anche quasi contento di farne parte.