“Murder in the Second Degree” è un mostro, un mostro fagocitante ogni influenza del trio indie americano degli Yo La Tengo. Non nuovo a reinterpretare brani altrui, questa volta il gruppo sembra voglia portare l’ascoltatore all’interno di un gioco, un gioco i cui protagonisti sono gli spettri musicali che hanno accompagnato la band negli anni. Nato quasi per scherzo e composto da ben ventotto pezzi suonati presso la radio indipendente WMFU in occasione di alcune campagne di autofinanziamento, questo lavoro suona dannatamente lo-fi e ricorda delle registrazioni in sala prove (il gusto che ci sta dietro non è poi molto lontano da quello dell’esordio dei mitici Moldy Peaches o delle “Babyshambles Sessions” dei Libertines per intenderci).

Zero (o se c’è non si sente) mixaggio, suoni puliti e solo a tratti ruvidi (e dove c’è il ruvido è solo ed esclusivamente quello del distorsore e nulla più) ed un mood che ricorda da vicino quello di uno dei più bei bootleg della storia: “Live in New York City, December 26, 1972” di Lou Reed. Un prodotto solo per fan? Diciamo più un divertissement di classe.

E i brani scelti? Di tutto un po’. Dai Kiss di “New York Groove” agli Stones di “Emotional Rescue”, dai Violent Femmes di “Add It Up” ai Thin Lizzy di “Jailbreak”, dai Pere Ubu di “Heart of Darkness” (qui suonata come manco i Velvet Underground più rumoristici) al Bob Dylan di “Girl from the North Country”. C’è il punk di “Suspect Device” degli Stiff Little Fingers, l’hardcore di “Pay to Cum” dei Bad Brains, la black music storica di “Be My Baby” delle Ronettes e quella moderna di “Hey Ya!” degli Outkast. Insomma, c’è di che sbizzarrirsi!

Andrea Manenti