Dopo l’esplosivo debutto del 2016 con “Alas Salvation”, gli Yak riescono a superarsi con la pubblicazione di “Pursuit Of Momentary Happiness”, impresa a dir poco ardua visto l’eccellente esordio. Il trio inglese ha già raccolto, in soli 5 anni di attività, un buon numero di collaboratori e fan famosi da far impallidire i colleghi veterani del settore. Dopo aver pubblicato nel 2015 il primo EP con la Third White Records di Jack White, registrano con Steve Mackey dei Pulp il loro album di debutto e quindi si lanciano in un tour insieme ai Last Shadow Puppets di Alex Turner.
Per il loro ultimo LP, Oli Burslem, cantante e chitarrista degli Yak, ha deciso di investire tutto sé stesso in questo progetto, sacrificandosi in nome dell’arte. La storia è alquanto singolare: a seguito di un fortuito incontro, nasce un’amicizia tra Jay Watson (Pond, Tame Impala) e il frontman degli Yak, al punto che questi decidono di organizzare delle sessions a Melbourne prima di andare a registrare nello studio di Kevin Parker a Perth. Burslem sente però anche la necessità di focalizzarsi sulla scrittura e per questo motivo, prima di affrontare le sessioni di registrazione, decide di soggiornare per un mese in Giappone.
Purtroppo la cosa non funziona, il piano va in frantumi e il povero (letteralmente) frontman degli Yak si ritrova senza disco, senza soldi e a vivere nel suo furgone. «Non volevo che fosse una storia strappalacrime – afferma ora Burslem – È stato divertente farlo. È bello spingersi oltre ai limiti, e adesso posso dire che non me ne frega niente di cosa pensano gli altri, perché è un documento di quel momento, è onesto e aperto, e non avrei potuto fare di più».
Rientrato in patria dopo l’esperienza negativa, Oli aspetta ben 18 mesi prima di rimettersi al lavoro, non prima di ritrovare lo stimolo per ricominciare, grazie a Jason Pierce degli Spiritualized. Quest’ultimo infatti incoraggia gli Yak ad andare avanti con il progetto e ad affidarsi alla produttrice di Bjork, Marta Salogni, oltre alla Third Man Records di Jack White. Nel frattempo, in seguito all’abbandono di Andy Jones, gli Yak trovano in Vinny Davies il nuovo bassista e cominciano a registrare 29 brani, 11 dei quali presenti nell’album.
L’opener Bellyache colpisce subito per i suoi flauti prog ed altri elementi psichedelici rintracciabili anche altrove nel disco. Le chitarre distorte di Fried e Blinded By The Lies elettrizzano l’aria e senza accorgertene ti fanno muovere come “il pupazzo gonfiabile che saluta come uno scemo”. C’è anche spazio per pezzi più introspettivi e malinconici come la title-track, ballad acida dalle sonorità psych-rock, e la tormentata Words Fail Me, cantanta con disinvoltura da Oli Burslem accompagnato al piano da J. Spaceman.
Lo stesso leader degli Spiritualized presta voce e slide guitar all’ultima traccia, This House Has No Living Room, viaggione ipnotico di oltre otto minuti che include anche il canto degli uccelli registrato da Burslem con la tecnica del field recording. White Male Carnivore arriva dritta all’ascoltatore, potente e adrenalinica, così come Pay Off Vs. The Struggle, che dopo un’apertura melodica si lancia in accelerazioni improvvise e selvagge corredate da una sezione di fiati.
“Pursuit of Momentary Happiness”, qui il vinile su amazon, trasuda energia: ascoltandolo si ha l’impressione di ritrovarsi davanti ad un live nel seminterrato di qualche piccolo club di periferia, tra sudore, alcool e fumo. Il risultato è qualcosa di vissuto, ispirato e di grande qualità. Burslem riesce a trasmettere ciò che prova in maniera diretta e sfrontata, facendoti sentire sulla pelle le sue emozioni e tutto l’impegno estremo investito in questo album. Già dal primo ascolto questo disco è entrato di prepotenza nella mia rotazione musicale più frequente e sono sicuro che ci rimarrà. Buon divertimento.
Stefano Sordoni
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Mi racconto in una frase: A mio agio nel disagio
I miei tre locali preferiti per ascoltare musica: Circolo Magnolia (Milano), Santeria Toscana 31 (Milano), Circolo Ohibò (Milano).
Il primo disco che ho comprato: Jamiroquai – Travelling Without Moving
Il primo disco che avrei voluto comprare: The Beatles – White Album
Una cosa di me che penso sia inutile che voi sappiate ma ve la racconto lo stesso: Ascolto musica da sempre, in qualsiasi situazione, costantemente. Mi piace creare delle playlist adatte per ogni situazione. Ricordo quando da bambino si affrontavano viaggi interminabili verso il Sud della Puglia, nella vecchia Simca di mio padre: facevo ascoltare a ripetizione una sola cassetta, “Money for Nothing” dei Dire Straits, la mia preferita tra quelle presenti in auto e soprattutto quella che per me era diventata la colonna sonora dell’inizio delle vacanze estive. Ricordo anche la mia tristezza quando un giorno mio padre mi disse che il nastro si era incastrato nel lettore, rovinandosi definitivamente e inesorabilmente. Col senno di poi forse aveva semplicemente rotto le palle.