«If you leave your past, will be like a rebirth». Marco Zitelli, meglio conosciuto come Wrongonyou, con il suo primo Lp “Rebirth” vuole dirci di lasciarci le cose alle spalle e di guardare avanti. Lo fa con un disco, uscito il 9 marzo per Carosello Records, composto da 11 pezzi che non riescono a non entrarti immediatamente in testa; senza grossi effetti speciali, ma in maniera spontanea e diretta, puntano dritti al cuore dell’ascoltare grazie soprattutto alla voce, che ti trasporta delicatamente nella natura più selvaggia, camminando trasognante tra alberi, fiumi, montagne, orsi.
Con il precedente lavoro, l’Ep “The Mountain Man”, il cantautore romano aveva fatto ben pensare (e sperare), e anche questa volta non ha deluso le aspettative: è riuscito a fondere sonorità alla Justin Vernon con sonorità più pop, quindi unire il sinth alla chitarra acustica, suoni più elettronici con il folk americano tipico appunto dei Bon Iver, dei Fleet Foxes e così via. Per questo, più che una “rinascita”, questo disco sembrerebbe segnare una vera e propria nascita nel panorama musicale italiano.
L’album inizia con Tree, un brano abbastanza movimentato, se confrontato alle sonorità solitamente molto più rilassanti e ambient, che è l’espressione dell’amore per la natura. «In questa canzone ho provato a immedesimarmi in un albero, immaginando i miei piedi come radici e le mie braccia come rami: ho immaginato che i raggi del sole fossero l’unica cosa a toccarmi davvero, e in questo pezzo ho voluto descrivere questa magica sensazione», spiega lo stesso cantautore sul suo profilo Facebook. Green River, The Lake (già di nostra conoscenza) sono tutte canzoni che non fanno che rimandare alla natura e infondono una grande pace interiore. Tra i miei brani preferiti ci sono Sweet Marianne, Shoulders (scritto per il film “Il Premio”) e I Don’t Want to Get Down.
Non è la natura l’unico tema affrontato in questo disco, ma anche quello della famiglia, come in Family of the Year. Ultima traccia che chiude il disco è Killer, la più elettronica di tutte, con chitarra e vocoder a fare da padrone. “Rebirth” è un disco leggero, piacevole da ascoltare, che si adatta a qualsiasi mood perché racchiude un po’ tutte le emozioni: c’è l’oscurità, c’è la luce, e nel mezzo ci sono tutte le zone d’ombra possibili e immaginabili in cui potersi immedesimare.
Mariangela Santella
Mi racconto in una frase:
Gran rallentatore di eventi, musicalmente onnivoro, ma con un debole per l’orchestra del maestro Mario Canello.
I miei tre locali preferiti per ascoltare musica:
Cox 18 (Milano), Hana-Bi (Marina di Ravenna), Bloom (Mezzago, MB)
Il primo disco che ho comprato:
Guns’n’Roses – Lies
Il primo disco che avrei voluto comprare:
Sonic Youth – Daydream Nation
Una cosa di me che penso sia inutile che voi sappiate ma ve la racconto lo stesso:
Ho scritto la mia prima recensione nel 1994 con una macchina da scrivere. Il disco era “Monster” dei Rem. Non l’ha mai letta nessuno.