Fan della prima ora, dimenticatevi i Vessels dei primi due album, “White Fields and Open Devices” (2008) e “Helioscope” (2011), così come le forti influenze post-rock da band come Explosions in the Sky, This Will Destroy You o Modest Mouse. La band inglese continua infatti imperterrita la strada intrapresa due anni fa con l’ultimo “Dilate” e alza ancora un po’ l’asticella verso un’elettronica pura e incontaminata.

Il risultato di questo nuovo corso può dirsi soddisfacente solo a metà. L’inizio affidato alla lunghissima (8.37 minuti) Mobilize vive di psichedelia sintetica, così come di continui crescendo pericolosamente vicini a territori IDM, soddisfando però una genuina curiosità nell’ascoltatore; lo stesso non si può sicuramente dire per un intero trittico di brani (Position, Radiart e Glower), veramente troppo simili fra loro. Quando la vena dark prende il sopravvento, il discorso va invece finalmente meglio: degne di nota risultano quindi Everyone is Falling e Radio Decay.

Discorso a parte meritano i quattro featuring qui presenti. È in questi episodi infatti che la band di Leeds dà il meglio di sé, facendosi però così notare più come ottimo produttore artistico piuttosto che come entità musicale a sé stante. Belle canzoni sono infatti la pop-song Deflect the Light con i Flaming Lips, l’onirica Deeper in the Sky con Harkin e la tesa Trust Me con Vincent Neff dei Django Django. Piccolo capolavoro la conclusiva Erase Tapes con John Grant.

Andrea Manenti