Dopo l’esilio francese, Stefano Accorsi sembra vivere una seconda giovinezza. Sarà per la nuova sposa ventenne o per nuove e nostrane ispirazioni, ma ha partecipato a un film bello come in Italia purtroppo ormai se ne vedono pochi.  Viene il dubbio che forse la parte che gli calza è quella del tossico, come in Radiofreccia (che continuo a considerare un bel film, anche se ormai ho più che raddoppiato i quindici anni) ma nel suo ultimo film è bravissimo.

“Veloce come il vento” è la prima sorpresa cinematografica di quest’anno, che racconta una storia di motori ambientata in Emilia. A margine della pista c’è una famiglia interrotta dal dolore e divisa dalla droga e dalle lontananze, con un mucchio di altri problemi, prima di tutto i soldi. Questo il collante iniziale di due fratelli (e un terzo piccolo ma saggio) che si ritrovano, lei disperata, lui drogato e interessato a una casa e agli oggetti in essa contenuti, più che ai suoi affetti. Una storia potente, come i motori che scoppiano, che tuonano, trascinando adolescenze che corrono troppo velocemente e rischiando di bruciare i sogni che potrebbero salvare la vita e il destino (economico, affettivo, familiare) di tre vite al margine.

Matteo Rovere, giovane regista di lunga esperienza, ha uno stile energico, brillante, dinamico. Sa lasciarci in sospeso, con corse mozzafiato e sentimenti mai patetici.

“Veloce come il vento” è un film sincero, soprattutto nella descrizione delle ombre dei suoi protagonisti, descritti senza retorica né pietismi. Ancora più sincero forse perché nato dal racconto del meccanico Antonio Dentini e perché i personaggi sono ispirati a campioni reali, anche se romanzati (Loris a Carlo Capone, Giulia a Michela Cerruti). Bravi i protagonisti (Accorsi perfetto e intenso), forse con la nascita di una stella, Matilde De Angelis (che viso! In molti hanno notato la somiglianza con Jennifer Lawrence).

Andate al cinema a vedere questo film inaspettatamente magnifico, trovate due ore di tempo per correre e sognare.

Il Demente Colombo