C’è un legame sottile tra “L’inganno” e “il filo nascosto”, che unisce due registi con verve autoriale due storie di matrice classica che si sviluppano secondo la logica della battaglia tra uomini e donne. L’ultimo capolavoro di P.T. Anderson, ispirato alla figura di Cristobal Balenciaga è in superficie un film di pura estetica, di apparente stucchevole manierismo, che si addentra nelle profondità di una velenosa perversione, in un duello per la lotta al potere tra una coppia che il tempo calibrerà su equilibri inattesi.

Il filo nascosto” è essenzialmente un film sul narcisismo, che può disturbare ed affascinare.  D.D. Lewis è l’anti Colin Farrel, incarnando il manierato ed algido stilista che osserva le donne come se fossero manichini, cuciti con le proprie mani. Manca la passione, ma abbonda la perversione ed è questo il legame tra i due film usciti a pochi mesi di distanza (oltre al profilo micologico di entrambi).

Il film di P.T. Anderson si sviluppa come se fosse confezionato su misura, il regista (e che regia!), dove Alma e Reynolds sono quanto di più ambiguo possa nascondersi dentro la fodera di una cucitura perfetta. Lei chiederà a lui “qualsiasi cosa farai, falla con delicatezza”, invertendo i ruoli, lottando in penombra. Menzione d’onore per Cyril, sorella ingessata e vera manovratrice della vita del protagonista. “Il filo nascosto” è un film sontuoso, di maniera, come solo P.T. Anderson può fare, dove dietro ad una struttura perfetta si annida l’orrore. Vicino a “Il Petroliere” per rigore formale, fratello di “The Master” per bellezza e per la sceneggiatura imperfetta. Forse ridondante (bello il tema di Greenwood, davvero troppo presente), ma con la grandezza del cinema che fa sognare. Alcune scene sono indimenticabili, di una bellezza da togliere il fiato (la corsa in macchina verso la campagna, la festa di capodanno…) per questo film che forse piacerà poco a chi ha una struttura di personalità simile a quella di Reynolds, non accettandone e debolezze e (soprattutto) il finale scatologico, ma che si può collocare tra i grandi capolavori degli ultimi anni.

Il Demente Colombo