Era la fine del 2016 quando Roberta Sammarelli dei Verdena mi raccontò entusiasta che stava promuovendo dei ragazzi di grande talento. Il gruppo di cui mi stava parlando erano i Vanarin. Avevo già sentito suonare Marco Sciacqua come bassista degli Arcan of Souls e Joseph Chiara alle tastiere nel tour di “Endkadenz” dei Verdena, ma non avevo ancora avuto occasione di sentire la nuova band.

Alla prima uscita ufficiale al Belleville di Paratico (Brescia) arrivai curioso e ignaro di cosa mi aspettasse, ma mi ci volle poco per affezionarmi a questi “ragazzini” che suonavano senza paura e fuori dagli schemi in cui purtroppo stavano nuotando tanti loro coetanei, uniformati a un pop etichettato falsamente come indie.

Già dalla prima serata, i Vanarin erano una miscela di Beatles, pop, funky e psichedelia. Cinque sul palco, ma erano quattro chitarre, due bassi, due tastiere, quattro voci e una batteria che si alternavano, diretti da un ironico e giocoso burattinaio di nome David Paysden. Quella sera comprai il loro primo Ep. Marco scrisse: «È il mio primo autografo».

È quindi con grande piacere che oggi mi trovo a recensire questa opera prima, un vinile bianco dal titolo “Overnight”, ma lo farò come se fosse un manuale di ginnastica fisica e mentale:

1- Holding: cori che richiamano altri tempi, la testa comincia a dondolare e i piedi battono il tempo.

2- Step in the light: battute secche con David che dirige e i Vanarin iniziano a fraseggiare.

3- It’s in the sky: intermezzo di seventhiane memorie con percussione che diventa rullo. Lasciate passare la stravagante banda!

4- Tulpa: breve esercizio di respirazione.

5- To lose my cool: riprendiamo a muovere il piedino e aggiungiamo armonici movimenti delle braccia. Pian piano si sveglia tutto il corpo.

6- Lights out: ormai siamo una drum machine che balla sotto un cielo azzurro e iniziamo con le capriole.

7- Jellypie: ci rilassiamo un attimo e facciamo dei bei pensieri.

8- I wouldn’t mind: canzoncina scacciapensieri che ti invita ad aggiungerti ai coretti e a simulare la chitarra.

9- Hanging from a cloud: se avete ancora voglia di cantare ed è una bella giornata, beh, vi stimola alla serenità.

10- A question of time: ci salutano col sole, con colori accesi e una simpatica brezza.

Questa è una delle tante letture che si possono fare di “Overnight”. Io ho semplicemente ascoltato il mio corpo e lasciato che le note mi dessero delle sensazioni fisiche e, onestamente, ho trascurato i testi perchè così mi andava in questo momento. Consiglio questo disco a chi cerca un sottofondo solare e sincero e auguro ai Vanarin di non perdersi, perchè sono belli così.

Massi Marcheselli

 

Leggi qui il nostro report di uno dei primi live dei Vanarin.