Perdere le parole per definire la tristezza, sigillandole con un inchiostro al sapore di lacrime, su un foglio malandato, dalla vita breve. Come breve è stata la vita dell’amore di Tom, compagno, amato che vive nella sua anima e di cui non viene mostrato il volto. Un incipit spiazzante, un incalzare lento e mostruoso nell’abisso del dolore e della perdita di sé, per ritrovare chi non rivedremo mai più.

“Perdere qualcuno all’improvviso, è un filo che si rompe. È il legame che ci univa all’altro, a chi non c’è più”, dice Bouchard, autore del testo teatrale da cui è tratto “Tom à la ferme”. Un film che cresce in follia e in tensione, nelle nostre sale a tre anni distanza dalla sua presentazione al Festival del Cinema di Venezia. Dolan spiazza, per quella giovinezza che fa sembrare la sua regia talmente completa da appartenere ad altre età, per il talento nel creare atmosfere che lacerano il cuore e tagliano la mente. Come nel suo (per ora) capolavoro “Mommy”, ci parla di vite spezzate, in questo caso dal dolore della morte. Il desiderio che tende verso l’amato che non c’è più, porta Tom a vivere ed incarnare quel processo di sostituzione che fa parte delle fasi del lutto. I suoi capelli hanno il colore del grano, di spighe che lacerano la carne e nelle quali perdersi, scappare, gridare un dolore senza fine, mentre il proprio profilo si trasforma e si confonde con i demoni dell’assenza. Guillaume si confonde nei tratti del fratello Francis, mentre Tom si immerge e si imprigiona nel dolore e nelle sagome che lo rapiscono, in una disperazione senza uscita, se non quella della perdita di sé. Una dissociazione cupissima e onirica, dai colori opachi e oscuri, dalla quale potrà uscire solo quando riuscirà a ritrovare la propria identità e a ricreare l’oggetto d’amore perduto come altro da sé.

“Tom à la ferme” è un film maturo e complesso, che traccia percorsi dell’anima con il linguaggio di un thriller psicologico, ma il cinema di Dolan, non è classificabile e spiazza con delle scelte stilistiche personali e azzardate di un talento geniale. Incredibile la scena dell’inseguimento in cinemascope, dove i corpi si saturano e rarefanno, nonché l’ingresso di Tom nella casa teatro del dolore, dove il suo corpo prende lo schermo, annerendolo. Come sempre una colonna sonora pop perfetta ed emozionante, spesso criticata, ma geniale, e non si può non restare stupiti e ammirati che di un film così bello e completo Dolan sia regista, sceneggiatore e persino montatore. Imperdibile.

Il Demente Colombo