In questo periodo c’è al cinema un documentario che ricostruisce la celebre intervista che Truffaut fece ad Hitchcock, da cui venne tratto un libro celebre, “Il cinema secondo Hitchcok”, firmato dal regista francese, innamorato del maestro americano. Ne nacque un’amicizia e molta ispirazione. Uno dei film di Truffaut che più si avvicina alla filmografia htchcockiana è “La signora della porta accanto”, del 1981, con protagonista la sua ultima compagna, Fanny Ardant.
Una storia d’amore e tragedia, dove la passione diventa desiderio e paranoia. Un noir romantico, intriso di glamour grazie alla sua seducente e magnifica protagonista, più bella che mai.
Mathilde è il vecchio e indimenticato amore di Bernard (Gerard Depardieu magro). Dopo otto anni, si ritrovano vicini di casa in un paesino di campagna vicino a Grenoble e rinasce quella passione mai spenta, una fiamma che brucerà le loro vite.
Il penultimo film di Truffaut è anche uno dei suoi più cupi e introspettivi, come un mito greco dalle tonalità psicologiche, ma letto con le cifre del melò. Mathilde coinvolge Bernard nel proprio delirio amoroso, in un crescendo da cui sarà difficile uscire.
Se, come diceva Kretschmer, il delirio erotomanico è lo sbocco di emozioni imbrigliate nella triade angoscia-vergogna-rabbia, ne “La signora della porta accanto” compaiono tutte, avvolte da una regia apparentemente leggera, di cui si respira l’atmosfera dell’estate e di tinte pastello, che fanno da sipario alla rabbia e all’ossessione, fino al dramma.
Scritto da Truffaut sull’esperienza di una propria conoscente (con un più lieto fine), un po’ sottovalutato, questo classico meraviglioso, penultimo (purtroppo) film di Truffaut, ha lanciato Fanny Ardant, trasformandola in diva. Da riscoprire.
Il Demente Colombo