Da una parte c’è il blues, lo sporco blues. La voce roca e la rabbia repressa degli esordi punk. I sottoscala fumosi e i ricordi lontani chiusi tra i locali di Londra e le freeways della Florida. Dall’altra ci sono i lustrini del pop, le riviste patinate, l’immagine shabby chic che va tanto di moda. I Kills della cantante americana Alison Mosshart e del chitarrista inglese Jamie Hince sono sempre stati il perfetto mix tra questi due mondi neanche troppo lontani. Come a dire: va bene ribellarsi, ma facciamolo con stile.

Questo “Ash & Ice” è la migliore sintesi di quanto prodotto dalla band negli ultimi tredici anni. La quintessenza di quel concetto di miscela tanto caro alla coppia. Dal grezzo garage in linea con gli umori d’inizio millennio (White Stripes, The Black Keys) si passa a un r’n’b da classifica, ma di qualità. L’apertura è affidata a “Doing it to death”, accompagnata da un bellissimo video entrato presto in heavy rotation, che strizza l’occhio a certo hip-hop di frontiera sporcato dal suono saturo della chitarra di Hince. Sia chiaro, il distorsore resta acceso in buona parte del disco e regala spesso soddisfazioni. “Heart of a dog” e “Impossible tracks”, per esempio, sono certamente tra i capitoli migliori dell’album, nel solco dei primi lavori della coppia. Ottima figura anche per “Black tar” e “Bitter fruit”, costruita su un riff stonesiano e un incedere polveroso vagamente Doors. Spazio al soul e alla sensualità della voce di Alison in “Hum for your buzz” e “That love”, mentre in “Hard habit to break” si torna alla pietra grezza con retrogusto afro-beat.

Un disco importante, tra i più potenti usciti in questa prima parte dell’anno, che trova un valore aggiunto nell’immane sforzo profuso da Hince per “reimparare” a suonare. L’artista inglese, infatti, oltre alla separazione dalla moglie Kate Moss, nell’ultimo anno ha dovuto fare i conti anche con le conseguenze di un brutto incidente che ha messo in pericolo la sua carriera da chitarrista. Perso l’uso di un dito della mano sinistra, si è dovuto inventare una nuova tecnica per continuare a fare urlare a dovere il suo strumento. Il risultato è un vero sballo. Non tanto in termini tecnici, quanto in genuinità e morale alle stelle. La conferma, se mai ce ne fosse bisogno, che i Kills sono una band romantica e pura. Non costruita, come potrebbe apparire, ma orgogliosa e autentica.

Paolo Ferrari