Specifichiamo subito una cosa. “Endless Arcade”, undicesimo album in studio dei Teenage Fanclub, il primo senza il cofondatore e bassista Gerard Love ma con il nuovo tastierista Euros Childs (già leader dei Gorky Zygotic Mynci), è un album un po’ troppo lungo, che superata la metà della scaletta inizia ad annoiare. È anche un disco un po’ vecchio, in cui delle sfuriate distorte d’inizio carriera non rimane praticamente nulla, così pure delle bellissime melodie di pop cristallino di brani ormai storici come December o What You Do to Me. Nonostante ciò, la classe dell’ormai trentunenne band scozzese risplende ancora chiaramente in almeno la metà delle canzoni proposte, inoltre la continua e spasmodica ricerca musicale nel vecchio universo rock a stelle e strisce ne mantiene ancor oggi lo status della più americana fra le band britanniche.
È facile quindi lasciarsi conquistare dall’iniziale Home, dalla sua ritmica in omaggio ai Creedence Clearwater Revival e dalla sua lunga coda di più di quattro minuti di assolo di chitarra elettrica, un po’ Grateful Dead, un po’ Wilco, un po’ War on Drugs. È facile poi rimanere estasiati dal giro di elettrica che sembra uscito dalle mani di Thurston Moore e che a un certo punto si interseca con uno straniante suono di tastiera nella title track, oppure sentire echi di Beach Boys che si mescolano ai conterranei Vaselines regalando una zuccherosissima e irresistibile melodia in Warm Embrace.
Ottime pure Everything Is Falling Apart e Living with You, entrambe di scuola R.E.M., così come la ninna nanna dal sapore Velvet Underground di The Sun Won’t Shine on Me (non a caso unico pezzo in scaletta con qualche secondo di puro feedback). Emozionante anche la ballad conclusiva Silent Song. Possiamo quindi parlare di un lavoro non completamente riuscito, nel quale, però, la parte restante dà lezione a tantissimi gruppi che forse farebbero meglio a imparare il pop-rock proprio dai maestri Norman Blake e Raymond McGinley.
Andrea Manenti

Mi racconto in una frase: insegno, imparo, ascolto, suono
I miei 3 locali preferiti per ascoltare musica: feste estive (per chiunque), Latteria Molloy (per le realtà medio-piccole), Fabrique (per le realtà medio-grosse)
Il primo disco che ho comprato: Genesis “…Calling All Stations…” (in verità me l’ero fatto regalare innamorato della canzone “Congo”, avevo dieci anni)
Il primo disco che avrei voluto comprare: The Clash “London Calling” (se non erro i Clash arrivarono ad inizio superiori…)
Una cosa di me che penso sia inutile che voi sappiate ma ve la racconto lo stesso: adoro Batman