Jason Williamson è un punk, un punk quasi cinquantenne che ha assorbito anche la forza dirompente del rap: ciò dimostrano chiaramente i suoi primi lavori (da recuperare almeno la raccolta del 2014 “Retweeted”, con i suoi ventitré brani, vero e proprio archivio d’inizio carriera). Dal 2012, anno dell’unione con il fido Andrew Fearn e dell’uscita dell’album “Wank”, il nostro riesce a dare forma definitiva al suo progetto Sleaford Mods lavorando in prima persona ai testi e lasciando la base musicale al nuovo compare.

Si viene così a creare una sincronia perfetta che del mix fra testi impegnati e working class ed una musica che lavora ossessivamente sul sottrarre fa il proprio unico credo. Da allora hanno pubblicato tre album prima dell’ultimo “English Tapas”, tutti pressoché radicati nella stessa invariata formula: batteria elettronica, basso elettrico e voce istrionica un po’ John Lydon (più frontman dei PIL che dei Sex Pistols) un po’ Jimmy Pursey, un po’ John Cooper Clarke.

Le dodici tracce che compongono quest’ultima fatica sono quindi un ottimo esempio di quale sia il sound dei Sleaford Mods, pronto a confermarsi tra i vecchi fan come a lasciarsi scoprire da nuovi adepti. “Army Nights”, cassa dritta e veloce con melodia anthemica alla Exploited, “Just Like We Do” più filastrocca ballabile, “Time Sands” e “Snout” maggiormente debitrici dell’hip hop, ma pur sempre legate al punk, magari quello più moderno di band come King Blues e Transplants, “I Feel So Wrong”, quasi straniante con la sua coda finale di tastiera (rarissima eccezione alla classica formula sonora). Una conferma estrema.

Andrea Manenti