Dimenticatevi i synth e l’elettro-pop che vanno di moda oggi. Scordatevi gli Ex-Otago e Lo Stato Sociale. Cercate di cancellare dalla vostra memoria Riccione e tutti gli altri tormentoni estivi che hanno infestato le vostre ferie.

Settembre è arrivato, voi avete ricominciato a lavorare e all’orizzonte si scorge l’autunno. Le granite e le granate sono solo un brutto ricordo, si spera. Fermi, non fatevi prendere dal panico, non tutti i mali vengono per nuocere. È vero che ritornare alla propria routine è faticoso e complicato, ma è anche vero che possiamo finalmente liberare le nostre orecchie dall’ormai annoso tormento del reggaeton, crudelmente inflitto dai perfidi deejay delle radio nazionali.

E poi ci sono i Selton, che pubblicano un nuovo album per aiutarvi trasformare la vostra ansia da ufficio in dolceamara malinconia, a sublimare il vostro panico da rientro in città in sognante saudade. “Manifesto Tropicale”, oltre a citare un saggio brasiliano del 1928, è anche un intento programmatico. Oswald De Andrade nel suo manifesto antropofago sosteneva che il modernismo brasiliano cannibalizzasse le altre culture per creare qualcosa di nuovo. Così i Selton hanno assorbito e fatto propri modi vivere e stili musicali differenti per restituirci qualcosa di originale e totalmente loro.

Dieci pezzi che escono dai reiterati canoni della canzonetta alternativa italiana (loro stessi nel pezzo Tupi or not Tupi si chiedono se “sono indio o son indi”) rimanendo comunque in un ambito squisitamente pop. La forma è quella codificata dai Beatles oltre 40 anni fa con strofa – ritornello – bridge – ritornello, nulla di innovativo per carità. Ciò che invece attira l’attenzione è la ricercatezza nei suoni e negli arrangiamenti, coniugata a dei testi ben scritti e leggeri-ma-non-troppo.

Si sente l’aiuto di personaggi di spessore come Dente nella scrittura, Enrico Gabrielli come polistrumentista e Tommaso Colliva dietro il mixer.
Tinte pastello, emozioni al rallentatore e l’amore per i particolari tipicamente brasiliani si innestano nella frenetica vita modaiola che giorno e notte corre attorno al centro di Milano lungo la circonvallazione esterna. Partendo da Piazzale Loreto alle 08.00 del mattino e tornandoci alle 03.00 del mattino successivo.

Divertenti ritmi carioca aiutano a troncare rapporti amorosi ambigui, italiano, portoghese ed inglese vengono utilizzati indistintamente nemmeno fossero un’unica lingua, ballate elettriche e ballate acustiche si alternano una dopo l’altra rendendo meno faticosi i pigri risvegli delle domeniche di settembre. Un miscuglio fresco e ben assortito proprio come un succo tropicale. Tropicale come il manifesto, dopotutto.

Lesterio Scoppi